Vittorio Bersezio (Peveragno, 22 marzo 1828 – Torino, 30 gennaio 1900) è stato uno scrittore, giornalista e deputato italiano, tra i principali autori teatrali in lingua piemontese.
Il carme “La Rassegna di Novara”
La prima guerra d’indipendenza segna l’avvio del processo di unificazione dell’Italia.
In quell’occasione compare anche per la prima volta il Tricolore che il Re impone a tutti i Reggimenti dell’esercito sardo piemontese con un apposito proclama in data 23 marzo 1848.
Lo stesso giorno Carlo Alberto Re di Sardegna dichiara guerra all’Austria.
L’esercito piemontese, guidato dal Re, varca il fiume Ticino il 29 Marzo ed invade la Lombardia, allora sotto la dominazione austro-ungarica. L’esercito austriaco, capitanato dal maresciallo Radetzky, abbandona Milano in mano agli insorti e si attesta sulle fortezze del Quadrilatero (Verona, Peschiera, Mantova e Legnano). La guerra diventa poi cruenta, le battaglie si susseguono con alterni risultati ma culminano con una prima grande sconfitta piemontese a Custoza, che costringe ad un ripiegamento. L’esercito sardo non ha l’esperienza organizzativa degli avversari e pian piano deve arretrare sino a Novara dove avviene l’ultima battaglia il 23 Marzo 1849.
La sconfitta segna la fine della guerra con l’abdicazione del Re Carlo Alberto. L’esercito si era battuto con valore ed aveva ceduto per l’imperizia dei propri comandanti in capo e non per carenza di preparazione, mezzi e di valore patriottico.
Onore ai combattenti quindi e onore ad uno Stato, il Piemonte, che incarnava lo spirito del grande movimento rivoluzionario italiano.
La rassegna di Novara è un inno ai combattenti e ne celebra il valore militare con dei versi che rappresentano una delle massime espressioni del valore letterario del Nigra.
La scena è situata nella notte dei morti durante la quale i soldati caduti escono dalle loro tombe e sfilano davanti al Re Carlo Alberto per morire una seconda volta per l’Italia e per i Savoia. Il connubio sogno e realtà è espresso in endecasillabi di egregia fattura e rievoca in versi le glorie militari sabaude citando tutti i Battaglioni dell’esercito sardo piemontese di fanteria, artiglieria e cavalleria.
Questo poema è ricordato in tutta la letteratura italiana di fine ottocento e primo novecento ed è stato tradotto in latino, in francese, in inglese ed in russo (dal Nigra stesso).
Il carme fu pubblicato per la prima volta nel 1875, a beneficio della Società degli Ossari di San Martino e Solferino, per cura della Presidenza del sodalizio. Ne fu fatta la ristampa, col consenso dell’autore, per quel medesimo scopo, nel 1892, con appendice di alcune lettere di illustri italiani ispirate dalla lettura di questa poesia. Comparve in diverse antologie.
Questo carme è ora dedicato all’esercito italiano.
“Risuscitato dalla sua tomba di Superga, nella notte precedente il dì dei morti,
il Re Carlo Alberto
passa in fantastica rassegna, sui campi di Novara,
le ombre dei soldati caduti nella prima guerra d’Indipendenza (1848-49)
IL CARME CON LE NOTE ESPLICATIVE
Il Re Carlo Alberto
Torino - Galleria Sabauda - (1798 – 1849)
La vigilia dei Morti, a mezzanotte,
la muta cripta di Superga, ogni anno,
si popola d' armate ombre guerriere
per breve ora risorte. Al noto squillo
delle trombe di Goito1 redivive
si scoperchia l'avello, ove d' Oporto2
reduce dorme, scheletro gigante,
il vecchio Re. Dall' arca immane ei sorge
lento, appoggiato sulla lunga spada.
Suonan per la navata erma gli sproni
al misurar dei passi. A lui d' intorno
s'affollan densi i capitani uccisi
nelle patrie battaglie. I palafreni3
di funerei nitriti empion la volta.
Salito in groppa al candido destriere,
fedel compagno delle guerre antiche,
cavalca il Re per val di Po.
Discende simile a nembo il pallido fantasma
dai Torinesi colli, alle pianure
di Vercelli, di Sesia4 e di Novara,
e là si pianta immobile sul vallo5
già testimonio d' infelici pugne
ed or ritrovo a lugubre rassegna
dei caduti guerrieri.
Anima eterna
del mio paese!6 A me nell' arso fianco7
il tuo possente anelito trasfondi,
fammi udir dalle schiuse sepolture
1 Goito: cittadina nei pressi di Mantova luogo di una celebre battaglia vinta dai piemontesi
2 Oporto: città dove Carlo Alberto si ritirò in esilio dopo la sconfitta di Novara e ove morì
3 Palafreni: cavalli da parata
4 Sesia: Borgosesia
5 Vallo: campo di battaglia
6 Mio paese: naturalmente l’Italia
7 Arso fianco: cuore inaridito
la tua gran voce; e tu m' ispira il verso
che fa santa la tomba8, ed immortale
il lauro ai forti per la patria estinti.
Calma, severa, tacita, compatta,
ferma in arcione,9 gravemente incede
la prima squadra, e dietro al Re s' accampa,
in chiuse file. Pendono alle selle,
lungo le staffe nitide, le canne
delle temute carabine. Al lume
delle stelle lampeggian le sguainate
sciabole. Brillan di sanguigne tinte
i purpurei pennacchi, erti ed immoti
come bosco di pioppi irrigidito.
Del Re custodi10 e della legge, schiavi
sol del dover, usi obbedir tacendo
e tacendo morir, terror de’ rei,
modesti ignoti eroi, vittime oscure
e grandi, anime salde in salde membra,
mostran nei volti austeri, nei securi
occhi, nei larghi lacerati12 petti,
fiera, indomata la virtù latina.
Risonate, tamburi; salutate,
aste e vessilli. Onore, onore ai prodi
Carabinieri ! Rapida trascorre,
quasi muta di veltri13 alla foresta,
avida,14 ardente, la colonna invitta
dei bruni bersaglieri, orgoglio e speme
dell' Italia novella. Ondeggian nere
le penne sugli svelti òmeri.15 In pugno
brandiscon l' infallibile moschetto,
spavento al cuor delle Morave16 spose.
Alto in mano l' acciar, la sua precede
glorïosa coorte il capitano17
che spirò la gagliarda anima ai campi
della Tauride18 infesti. E come ai giorni
delle battaglie, al fulminato ponte19
chiama i giovani eroi, sangue eruttando,
grida e terror dalla squarciata gola.
Agili al corso, aspri alla lotta, adusti20
le maschie fronti all' isolano sole,
Seguono i Sardi cacciator. Giganti
gl' incalzano alle terga i granatieri
8 Santa….estinti: riecheggia i versi del Foscolo nei Sepolcri: “ove fia santo e lagrimato il
sangue – per la patria versato…”
9 In arcione: sulla sella
10 Del Re custodi: i Carabinieri erano la scorta personale del Re
12 Lacerati: per le ferite mortali
13 Muta di veltri: gruppo di cani da caccia
14 Avida: ansiosa, bramosa di lottare
15 Omeri: spalle
16 Morave: qui sta per austriache essendo la Moravia parte dell’Impero Austroungarico
17 Capitano: Alessandro Ferrero di La Marmora che da Capitano fondò il Corpo dei Bersaglieri il 18 giugno 1836
18 Campi della Tauride infesti: La Marmora morì di colera nella guerra di Crimea (1853- 1856); Tauride era l’antico nome della penisola
19 Fulminato ponte: ponte sul Mincio a Goito dove La Marmora fu gravemente ferito ma continuò ad incitare i suoi
20 Adusti: abbronzati
del Re. Torreggian sugli erculei colli
le sudate cervìci21 tutte chiuse
nell' ispide di peli ardue barbute.22
Ecco Savoia, de' suoi fasti23 altera,
e de’ suoi duchi. Ma in silenzio e cupe
passan le schiere, chè le punge in cuore
dei divisi fratelli24 il desiderio.
Dinanzi al Re s' inchinano dei quattro
reggimenti25 le lacere bandiere,
reliquie illustri di ben cento pugne.
Onor del campo, eletto fiore e nerbo
Dell’esercito, or giungono le bande
del mio Piemonte e della vecchia Aosta,
i veterani dell'argentea croce26
e quei che mandan difensor dell'Alpi
dalle sponde di Gesso27 e della Dora
Cuneo fedele e la turrita Ivrea.
Gli otto pennoni esultano nei raggi
dei tre color28; come iridate nubi
spinte dal soffio di procella estiva,
fiammeggiano pel buio aere coruschi.29
Date, o trombe, il saluto ai valorosi;
tonate, o bronzi!30 Nei forati lombi31
dei soldati di Goito e di Novara
rivisse intatta la virtù dei prischi32
battaglioni d'Assietta e di Torino.
Date, o trombe, il saluto ai valorosi.
Pari in forza ed ardir s' avanzan fitti
i bellicosi fanti Monferrini,
quanti inviar dalle pampinee falde33
Casal, Voghera, ed Alessandria, e Novi
ricca di gelsi, e la petrosa34 Bobbio,
Acqui fumante di sulfurea vampa,35
ed Alba, e la ferace Asti, e Tortona.
Spuntan le nere compagnie montane
di Pinerolo, e dei Valdesi suoi
dei patrii gioghi36 e della fè degli avi37
acri custodi. Gli oliveti e i cedri
lasciaron questi alle marine prode.38
21 Cervici: nuche
22 barbute: gli elmi con ciuffi di peli
23 Fasti: glorie militari
24 Divisi fratelli: gli italiani non ancora redenti
25 Quattro reggimenti: 2 reggimenti delle Guardie (cacciatori e Granatieri di Sardegna) e 2 reggimenti della Brigata Savoia
26 Argentea croce: il reggimento della Croce Bianca
27 Gesso: fiume del Cuneese
28 Tre color: il primo tricolore italiano che sventolava sugli otto reggimenti piemontesi, adottato per la prima volta da Carlo Alberto nella 1° guerra di Indipendenza
29 Coruschi: scintillanti
30 Bronzi: cannoni
31 Forati lombi: i fianchi feriti
32 Prischi: antichi
33 Pampinee falde: i colli coltivati a vite
34 Petrosa Bobbio: Bobbio Pellice in provincia di Torino, sita su di una montagna pietrosa
35 Sulfurea vampa: Acqui, nota città termale dalle acque di vapori sulfurei
36 Patrii gioghi: monti dei padri
37 Fè degli avi: fede degli antenati, di impronta calvinista (cioè dura, acre)
38 …marine prode: gli avi dei valdesi provenivano dal sud della Francia, sul mare della Provenza
Ai drappelli fraterni li congiunse39
Genoa superba, e Chiavari, e San Remo
ch' educa,40 premio al vincitor, le palme,
e Oneglia, amor dell'odoroso arancio,
e Spezia, ai naviganti ospite sede,
e di vele e d' antenne irta Savona.
Varia d' ordini e d' arme e di divise
posa in disparte, in fiero atto, una schiera,
taciturna. Ma freme entro gli audaci
liberi petti amor di patria antico.41
Dovunque il ferro si snudò nel nome
sacro d' Italia accorser gli animosi
dalle mille città, lieti esponendo
al reo capestro, alla mannaia, al crudo
piombo omicida le devote teste.
Tutti del sangue lor son caldi i solchi
della fatal42 Penisola, e feconda
germogliò dalle infrante ossa disperse
la rinnovata libertà. Sorgete,
martiri di Spilberga43, intemerati
difensor di Venezia, illustri e care
ombre di Curtatone, vincitori
di Marsala e di Capua,44 e voi trafitti
per le vie di Milano, e voi caduti
sotto le mura dell'eterna Roma.
Non vi dolga, implacate alme sdegnose,
piegar le vostre alle onorate insegne
de' nostri re. Sono d' Italia insegne.
Uno è il vessil dall' ultim' Alpe all' Etna.
Odo l'unghie ferrate, odo i nitriti,45
veggo nembi di polve e selve d' aste.
Dei concitati alipedi46 le nari
splendon di sangue; schizzano le fiamme
dall' arse gole, e come onda in tempesta
fuman di spuma le fuggenti groppe.
Galoppan primi i cavalier Nizzardi47
curvi sul collo all' agili polledre
sui margini del Varo48 esercitate.
Li seguon dei crestati elmi coperti
di Piemonte Reale49 i poderosi
baldi squadroni. Il nobile stendardo
guida i valenti che lasciar le rive
di Tanaro e di Stura, e i piani e i poggi
39 Li congiunse: si unirono ai piemontesi insieme a volontari di Genova, Chiavari, San Remo
40 Ch’educa: che coltiva le palme (istituite come premi dei concorsi:già allora la città si distingueva per la cultura dell’arte)
41 …di patria antico: è la schiera dei martiri di tutta Italia morti per l’ideale della libertà
42 Fatal: destinata dal fato ad essere unita
43 Spilberga: il famigerato castello dello Spielberg dove furono rinchiusi i carbonari tra cui Pellico e Maroncelli
44 Capua: fortezza in cui si ritirarono i soldati borbonici dopo la battaglia del Volturno
45 Odo nitriti: si annuncia la Cavalleria
46 Alipedi: veloci come avessero le ali ai piedi
47 Cavalier Nizzardi: provenienti da Nizza che allora era ancora parte del Regno
48 Varo: l’attuale fiume Var che sfocia nel golfo di Nizza
49 Piemonte Reale: reggimento di Cavalleria
di Mondovì, di Susa e di Saluzzo,
di Chieri e dell'armigera Torino.
Dalle Valli dell'Arco e dell' Isero50
venner, d' anca robusta e d' unghia soda,
i tarchiati destrier, sangue Normanno,
cresciuti lungo il Rodano, e li monta
della sabauda gioventù la scelta.
Benché nati sul mar, premono il dorso
dei criniti leardi51 di Appennino
i condottieri della quarta squadra
che da Genova ha nome. A lor dappresso
di Novara i lancier spingono all' urto
dei quadrati manipoli e dei valli
i generosi corridor che bagna
ne' suoi lavacri il limpido Verbano,52
i nutriti alle fresche erbose coste
di Biella industre, e ai Vercellesi prati,
quei che pascon dell’Ossola le biade,
e quei che l'acqua del Ticin disseta.
Colle picche53 abbassate ora si slanciano,
sonanti al par di scatenato turbine,
gli squadroni d' Aosta impetüosi.
Come d' alto piombanti aquile, i foschi54
cavalcator divorano la via
tra fumo e polve. Volano impennati
i sauri avvezzi a valicar le arene
del rapid'Orco e della Baltea Dora.
Volan le grigie indocili cavalle
che cacciò contro alle nemiche punte
dai sette laghi55 e dagli alpini paschi
e dai cento castelli il Canavese.
Chiudon le Guide, in bianche mostre, e i destri
cavalleggieri, dell'equestre massa
la lunga fila galoppante. All' oste
sui bai Furlani56 e sui Pisan morelli
li mandaron Toscana e Lombardia.
Ma non tornar. Chè ai cavalier gentili
ruppero il cuor le Tirolesi palle.57
E or vengon sanguinose ombre a rassegna.58
Scossa è la terra al rotear dei carri e dei cannoni, dalle larghe bocche
accostumati a vomitar la morte.
Un orrendo fragor d' arme e d' arnesi,
di nitriti, di scalpiti, di ruote
stridenti, s' alza al trapassar veloce
delle pesanti batterie. Superbi
di tranquillo valor, dall' alte selle
reggon gli affusti ed i fulminei bronzi
i cannonieri dall' equina chioma59
50 Isero: il fiume Isère che sino al 1860 segnò il confine tra Italia e Francia
51 Criniti leardi: grigi cavalli dalla lunga criniera
52 Limpido Verbano: il lago Maggiore
53 Picche: le lance
54 Foschi: neri, scuri
55 Sette laghi: sono i laghi della Serra morenica di Ivrea
56 Bai Furlani: cavalli del Friuli dal manto rosso scuro
57 Tirolesi palle: le pallottole di fucile austriache
58 Sanguinose ombre: quelle degli artiglieri
59 Equina chioma: l’elmo da cui pendeva il crine di cavallo
per le spalle agitata. Ad essi impèra,
sopra tutti fortissimo guerriero,
di forme insigne e d' ardimento, il Duca
di Genova.60 Il rapì fato immaturo
mentre ei già si vedea militi e navi
densar sui liti del remoto Eusino.61
Mesto cavalca il giovinetto eroe,
gemendo in cuor che invan cercato egli abbia
morte più bella a Stàffalo62 od a Volta
o di Peschiera agli espugnati spaldi
sotto il guardo paterno. Al Re profonda
stringe il seno pietà, delle sue case
or qui mirando il più bel fior reciso
anzi tempo; e una lagrima segreta
lentamente nel fisso occhio gli trema.
Ma già si pinge il Veneto Orïente63
nei tenui albori della fredda aurora;
s' impallidan le rare occidue stelle64
fra le nuvole erranti. A poco a poco
si spolpano65 cavalli e cavalieri,
e all' incerto crepuscolo confusi
van balenando in bianche righe i nudi
scheletri. Ancor palleggiano le lance
le scarne destre e librano i fucili.
Premon gli acuti femori le vuote
equine coste; e sotto ai radïanti
elmi s' infoscan66 le scavate occhiaie:
insolito clangor67 metton le tube68
imboccate dall' aride mascelle,
come squillo d' Arcangelo.
Col brando69
l'ombra regal dà l'ultimo saluto
alle spente falangi70 e si dilegua
nei primi raggi del nascente sole.
60 Duca di Genova: Ferdinando di Savoia, figlio secondogenito di Carlo Alberto
(il primogenito era Vittorio Emanuele II), eroe della 1° guerra di Indipendenza in cui rimase gravemente ferito ad un braccio, morì giovane (a 33 anni) mentre stava per assumere il comando della spedizione in Crimea.
61 Remoto Eusino: il lontano Ponto Eusino, come i romani chiamavano il Mar Nero
62 Staffalo: località veneta dove, sotto gli occhi del padre, il giovane parve cercare la morte
63 Veneto Orïente: da dove provengono le prime luci dell’aurora
64 Occidue stelle: le stelle d’Occidente
65 Si spolpano: ridiventano scheletri
66 S’infoscan: ridiventano buie in quanto manca la luce degli occhi
67 Clangor: suono, rumore
68 Tube: le trombe
69 Brando : la sciabola
70 Spente falangi: l’esercito oramai svanito
USI OBBEDIR TACENDO E TACENDO MORIR
(questi versi del carme furono il motto dell’Arma dei Carabinieri Reali sino al 1980)
la basilica di Superga sede delle tombe dei Savoia
battaglia di Novara 23 marzo 1849