Giovanna Contro - Filippi Editore

Ca' Nigra a Venezia

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Partendo dalla stazione ferroviaria lungo il Canal grande, sulla destra, si presenta un giardino ricco di rose e con un alto muro in cotto ed un elegante merlatura nella parte superiore.

Nel fondo risalta la facciata di pietra bianca con raffinati elementi decorativi: è il palazzo di Costantino Nigra, costruito all’inizio del novecento. Costantino Nigra è stato un personaggio noto a livello internazionale nella seconda metà del XIX secolo: uomo del Risorgimento italiano, diplomatico e statista, scrittore e poeta, filologo e studioso.

Oriundo del Piemonte, da Villa Castelnuovo presso Ivrea, passò la sua giovinezza in quel luogo con la famiglia, genitori e fratelli. Il padre era cerusico ed un tempo rnilitò nell'armata napoleonica•, andò a Torino dove si iscrisse alla facoltà di Legge. lnterruppe gli studi per arruolarsi volontario tra i Bersaglieri, partecipando alle battaglie di Peschiera, Santa Lucia, Colmasino e Goito e fu ferito nella battaglia di Rivoli. Si laureò ed in seguito fu assunto con un modesto incarico al Ministero degli Esteri, ottenendo in breve stima e simpatia dai superiori. Venne poi a conoscere lo stesso Ministro, allora Presidente del Consiglio, Massimo D'Azeglio, da cui fu stimato non solo per le sue doti di diplomatico, ma anche per la sua sensibilità artistica, tanto da ricevere le lodi anche di Alessandro Manzoni. È inoltre da ricordare che Salvator Gotta gli dedicò il romanzo "Ottocento".

Quando a D'Azeglio subentrò il Conte Camillo Benso di Cavour, iniziò un rapporto particolare tra il Nigra e il grande statista, rapporto che lo porterà al successo ed a partecipare ai grandi eventi della storia d'Italia e d'Europa del XIX secolo.

Prestò la sua collaborazione ed attività intensa con Cavour fino alla morte di questo nel 1861. In seguito Costantino Nigra lavorò al Ministero di Torino e continuò la sua carriera diplomatica che lo porterà ad essere presente in occasione degli avvenimenti rilevanti del suo tempo. Si aprì anche di un rapporto privilegiato con l’Imperatrice Eugenia de Montijo, che lo porterà ad essere presente in occasione degli avvenimenti rilevanti del suo tempo. Si sposò molto giovane con Emerenziana Vegezzi Ruscalli, che aveva solo 17 anni e dalla loro unione nacque il figlio Lionello. Questo matrimonio però non ebbe fortuna e durò poco. D'altra parte il Nigra, a causa dei suoi numerosi impegni, era sempre all'estero ed in particolare in Francia, dove godeva della totale fiducia di Napoleone e della sua Corte. Si parlò pure di un rapporto privilegiato con l'Imperatrice Eugenia di Montijo. Molte furono le donne della sua vita ed anche figure di gran rilievo; a Parigi ebbe pure un legame particolare con la Contessa Virginia di Castiglione, donna di notevole bellezza e intelligenza, tanto da essere anche lei incaricata da Cavour a convincere l'imperatore ad entrare ln guerra contro l'Austria a fianco del Piemonte.

Iniziò così nel 1859 la seconda guerra d'Indipendenza.  

Parigi fu per Costantino Nigra la città del suo maggior successo; tra i tanti episodi mondani è da ricordare quello della "gondola veneziana" nel laghetto del Castello di Fontainebleau, dove improvviso un canto per l'imperatrice. Dopo la morte di Cavour, il Nigra ritornò a Parigi come Ministro Plenipotenziario di sua maestà il Re d'Italia. Nella capitale francese Costantino Nigra ebbe una vita brillante, partecipando ai ritrovi di corte e alle feste di quel mondo particolare; e sarà lui a "liberare" l'Imperatrice quando nel 1870, dopo la capitolazione di Napoleone m, la Francia a furor di popolo dichiarò la caduta dell'Impero.

Lui, infatti, aiutò Eugenia di Montijo a fuggire dalla reggia delle Tuilleries, assaltata dal popolo; le fu a fianco dimostrandole grande aiuto ed efficienza. Da allora il Nigra ebbe molti incarichi come ambasciatore alla corte di San Pietroburgo, alla corte di San Giacomo a Londra e poi, come ultimo incarico, presso Sua Maestà l'imperatore d'Austria a Vienna. Fu allora che pensò a Venezia come luogo per passare l'ultima parte della sua vita e volle progettare un luogo degno del suo personaggio, una dimora "su misura", Pensò allora ad uno splendido palazzo sul Canal Grande; per altro, in quel frangente, appare vicino a lui la figura di una splendida nobildonna veneziana, la Contessa Elisabetta Francesca Albrizzi.

A Venezia però era molto difficile realizzare la fantasia ed il gusto dell'epoca senza danneggiare ne distruggere il passato: è così che il Sardi, architetto di successo in quel momento, pensò ad un palazzo "tutto suo". Il Nigra comprò così un terreno con erba e casette popolari, dove un tempo si lavava la lana (vi sono ancora le grandi vasche, ora ricoperte) vicino ad un edificio del '700. è da dire che il Sestiere di Santa Croce, in particolare nell'area di San Simeone Profeta, che è proprio accanto al palazzo, fu il centro della lavorazione della lana. Nella Serenissima, accanto alle attività mercantili e marittime, erano sempre state di particolare importanza le attività manifatturiere: così si organizzarono le "Scuole" o le "Arti" dove si riunivano gli addetti ai lavori, secondo le regole raccolte nel loro statuto, la "Mariegola" delle varie attività dei settori economici. Tra le più importanti erano le corporazioni dei lavoratori dei settori tessili, lana, seta, cotone; molto attiva era quella della lana dove la tecnica, all'origine, era inglese. Nel XV secolo esisteva già l'edificio del Purgo, ossia la sede dove venivano lavati (o purgati), i manufatti; nella camera del purgo un magistrato giudicava le liti insorte tra i lavoratori della lana. A questo punto bisogna dire che tra le "arti" veneziane rivestiva Importanza l'arte dei "tintori", che ebbe attiva presenza a Venezia. Tutti i tessuti in vendita dovevano essere tinti nei laboratori della città e c'erano regole severe di carattere tecnico. Venezia, infatti, fu famosa per le tinture rosse e per il nero, che era dominante nell'abbigliamento. Nell'opera di Antonio Quadri "Il Canal Grande di Venezia" si vede la zona di San Simeone Profeta dove, vicino all'acqua, tra Rio Marin e il Canal Grande, c'è in angolo una casetta priva di finestre, presumibilmente un magazzino, terra e rifiuti, proprio sull'area dell'attuale giardino delle rose. Sardi quindi poté, comprato lo spazio, comprendendo la casa settecentesca, creare un complesso bizantino-gotico, dove in un clima di eclettismo originale realizzò un edificio in cui si ritrovava, riattualizzato, il gusto veneziano dei mosaici, dei pavimenti, dei marmi ed il gusto orientale delle luci diffuse, dei vetri piombati, dei colori vivaci, delle pietre preziose anche nei pavimenti. Bisogna tenere conto che Sardi, tra l'Ottocento e il Novecento, fu una delle figure di maggior rilievo nel campo dell'architettura e dell'arredamento, soprattutto a Venezia: a lui dobbiamo la Casa De Maria alla Giudecca, l'albergo Excelsior al Lido, il Bauer, ed altri esempi di neo-gotico; inoltre lavorò nell'equipe di restauro di Palazzo Labia. In ogni caso Ca' Nigra è un'opera che riflette le tendenze neo-gotiche bizantine del momento, il gusto orientaleggiante, che peraltro troviamo anche nell'architettura veneziana del passato; il tutto con le esigenze di raffinatezza personale di Costantino Nigra. Purtroppo tale dimora elegante, ricca, raffinata, non diede al lui né la serenità, né la pace richiesta; non era evidentemente uomo "da ritirarsi": girovago ancora a Roma, dove aveva una splendida villa, passò poi a Rapallo, dove morì nel 1907 con il figlio vicino. Se ne andò così un personaggio di grande interesse, uomo di cultura, di raffinatezza, di abilità politica e fascino personale; nonostante il suo attaccamento al paese d'origine, a cui dedicò opere di prosa e poesia, non riuscì a fermarsi in quel mondo, trascinato dai suoi successi e dalla politica in altri paesi; a Venezia lasciò nel Palazzo sul Canal Grande un'immagine del suo ultimo desiderio di pace. Sardi riuscì a dargli una sede elegante, ricca e raffinata nel giardino fiorito, nei pavimenti preziosi dei saloni, portando le tracce di un passato splendore, un'eco dell'oriente. Tutto l'edificio è circondato dal verde e dall'acqua, in un gioco di luce e colore, Sla all'esterno sia all'interno. In un Insieme di passato e presente, convivono il colore delle rose nel giardini e degli ambienti interni, dei terrazzi intarsiati dei pavimenti, delle porte scure ln noce, delle finestre dai vetri piombati, dei mosaici e dei marmi, dei ferri battuti. Da un lato della facciata sul Canal Grande, domina lo stemma del Nigra, con il motto "aut e drit" in mezzo a decorazioni scultoree dov'è chiaro il lavoro del Sardi; da un altro lato, sul Rio Marin con due aperture d'acqua, l'area è occupata dall'edificio con un lmpianto risalente al secolo, con le caratteristiche tipiche di quell’epoca: poggioli, trifore successivamente rimaneggiate, altre trifore ed archi a tutto sesto con poggiolo. L'intervento del Sardi è rispettoso verso quest'edificio, anche se il suo gusto è palese; nel basamento dell'edificio lungo il Rio Marin c'è un'incisione c'1904 Arch.G. Sardifecit". La parte più preziosa è la loggia, riccamente decorata da cornici a punte di diamante e a tortiglione, pilastri e balconate in pietra d'Istria e ferro battuto. Anche il basamento della loggia è rivetrata piombata con dipinti su vetro vestito di marmi pregiati. Sardi ha realizzato in quest'edificio i desideri di Costantino Nigra nella raffinatezza dei pavimenti dai preziosi disegni dove si può vedere rappresentato il Giglio di Francia; per non parlare dei soffitti raffiguranti puttini entro cornici liberty, stucchi ed una ricca boiserie con Immagini dipinte. Per rispondere nel modo migliore alle esigenze del suo committente, Sardi lavorò molto, come testimoniano anche le lettere inviate a Nigra. Questi scritti riflettono la gran considerazione di cui godeva "il Conte" presso il suo architetto. Enfatico è lo stile di queste verso il suo committente, l'Eccellenza, come lo chiama, da cui attende istruzioni, lui, "pronto agli ordini nella lusinga di poter in tutto e pienamente soddisfare le intuizioni... " dichiarando "l'alto onore di protestarmi con la massima considerazione e rispetto'. Pertanto Nigra, che tanto desiderava realizzare questo "sogno veneziano", come attestano le richieste da lui fatte, ha dedicato a questo luogo un tempo breve spinto dalla sua inquietudine a cercare sempre altrove un punto fermo. Dopo la morte di Costantino Nigra, il Palazzo restò chiuso per un certo periodo e poi fu acquistato dalla famiglia Guetta che lo affittò alle Ferrovie dello Stato che allora si occupavano delle attività portuali e divenne la sede degli Uffici di Rappresentanza e, in un secondo tempo, il Provveditorato al Porto. Nel 1945 Luigi Jarach acquistò l'immobile, ne fece un radicale restauro e fissò nel Palazzo, che riportò all'antica bellezza all'interno e all'esterno la sua residenza. Al centro del giardino interno, all'ingresso, c'è una bella vera da pozzo senza cisterna; essa proviene da un luogo vicino datata XV secolo; venduta dalla proprietà Viterbo Pelosio a Jarach nel 1953, è evidente che lui intendeva arricchire il Palazzo con una vera da pozzo per aumentarne l'importanza. Vera da pozzo e palazzo XVII sec. e vere da pozzo sono una caratteristica veneziana poiché i pozzi erano differenti da quelli della terraferma: a Venezia, infatti, non si poteva cercare la falda d'acqua, ma l'acqua piovana era raccolta in una cisterna e filtrata con la necessità di una continua perfetta pulizia. Per questo c'era una persona giusta apposta, "el netador", e se non lavorava bene non era pagato. Le vere da pozzo erano in gran parte nei campi di Venezia; più tardi le famiglie patrizie cominciarono a farsi costruire cisterne ad uso personale e privato nei propri cortili; esse erano importanti nell'allestimento architettonico, piccoli monumenti con funzione decorativa e di reale interesse artistico: un singolare arredo urbano. Proprio con questo scopo il nuovo proprietario del Palazzo ha voluto "arredare" il giardino. La vera è un piccolo monumento cilindrico di marmo bianco decorato con archetti e stemmi, catalogato dalla Soprintendenza ai Monumenti Medievali e Moderni. Luigi Jarach è stato un personaggio noto a Venezia; di famiglia ebrea fu molto legato alla Comunità Ebraica e anche alla sua città; intelligente, colto, e interessato alla vita politica ed in particolare alla storia dello Stato di Israele. Dovette fuggire per evitare le persecuzioni come antifascista ed ebreo, si rifugiò quindi in Francia e America. Ritornò in seguito in Italia con la va Armata e a Venezia acquistò Ca' Nigra. Luigi Jarach era una persona vitale ed attiva nel campo dell'imprenditoria e del commercio; rappresentava bene la sua epoca. In questo palazzo ha saputo recuperare il clima d'ospitalità ad alto livello che era quello di Costantino Nigra; invitò personaggi importanti, aprì le sale a suntuosi ricevimenti, organizzò Incontri con ambasciatori, in particolare con quello di Israele. Bisogna dire che lui svolgeva bene il suo ruolo di Consigliere della Comunità Ebraica. Non ebbe figli e, dopo la sua morte, il Palazzo restò chiuso a lungo, poi gli eredi lo misero in vendita. Passò del tempo, finché un giorno Marina Ferron Stea, già proprietaria dell'albergo "I due fanali", situato di fronte, si interessò al Palazzo. Donna di gran capacità lavorativa e straordinaria sensibilità, fu colpita dall'atmosfera e dalla raffinatezza di Ca' Nigra così pensò di farne una Dimora Storica. Iniziò quindi un gran restauro: niente è stato lasciato al caso. Partendo dalla facciata neo gotica, dalla riscoperta d'alcuni mosaici all'interno, dall'accurata scelta dei materiali, dalla valorizzazione degli elementi orientaleggianti tipici della città, che diede i natali a Marco Polo. Il giardino sul Canal Grande fu ripulito e mantenuto rigorosamente nell'aspetto originale; così anche il giardino all'ingresso con la bella vera da pozzo che risalta al centro, con gli alberi, i fiori ed il 'green" che fanno da cornice festosa all'edificio settecentesco. Nel restauro gli elementi, così curati dal Sardi, sono stati riportati all'antica bellezza: il vetro è stato proposto nella maniera classica dei lampadari di Murano soffiati a mano, nelle formelle piombate delle finestre, e si contrappone in forma Innovativa nei bagni splendenti per le strutture di vetro e metallo dove la luce crea giochi opalescenti. C'è pure una presenza di colori caldi nei pastelloni delle pareti divisorie dalle linee sinuose. Le sete antiche del piano nobile si accordano con quelle altrettanto pregiate realizzate da Ribelli e Bevilacqua, che esaltano la particolarità dell'arredo, dove mobili d'epoca ed importanti dipinti di Palarma il Giovane, Veronese e Bassano, accanto alla collezione di ceramiche Cozzi, si presentano in armonia con gli elementi di provenienza orientale, come il letto cinese Quing o la scultura indù o il piccolo Budda. Purtroppo Marina Stea fu colta improvvisamente da un male che la portò alla morte. La figlia prese in mano la situazione e seppe realizzare il sogno della madre portando a termine l'impegnativo programma. Il risultato è questo che, sbarcando dalla "cavana", raro esempio ora di attracco a Venezia, si gode la sensazione di vivere un momento magico al di fuori del tempo. Soggiornare tra pareti cariche di storia implica una rivalutazione del concetto di soggiorno inteso non più come un semplice pernottamento, ma come una preziosa scoperta di un ambiente degno dell'attributo di "dimora storica". Quando si entra in Palazzo, l'atmosfera romantico-orientale accoglie il visitatore e lo riporta indietro nel tempo poiché niente è stato trascurato dal restauro recente e tutto il possibile originale dell'epoca è stato mantenuto. C'è anche nelle parti moderne una raffinatezza che crea il punto in comune con l'opera del Sardi. In quelle sale, la storia, la tradizione, la modernità, si fondono in armonia, e così Ca' Nigra ha ripreso a vivere per continuare la sua storia.