Antonio Panizzi (Direttore British Museum) , Londra - 22 novembre 1860
Carissimo signore ed amico, mentre io stavo in Genova, il vostro foglio e il libro di Miss Graham vennero rimessi a casa mia da Lord Belper che perciò non ho potuto vedere. Ma gli ho scritto subito, al mio ritorno, dirigendo la lettera a Nervi, per ringraziarlo e per mettermi a sua disposizione se valgo. Fo anzi conto di fargli visita se le occupazioni non me lo impediranno. Intanto mi corre obbligo di ringraziarvi tanto tanto del libro che, per me, raccoglitore di tutte le pubblicazioni concernenti la poesia popolare italiana, è un vero regalo di valore. Le notizie d’oggi son poche. Garibaldi è partito; non contento ma senza scandali. Gaeta resiste; di difficile accesso per terra, esigerebbe assedio lunghissimo se non si attacca dal mare; quindi facciamo pratiche a Parigi perché ci lascino le mani libere anche per mare. A Napoli le cose non son né bene né male. L’impresa è irta di spine; ma Farini ha fatto le sue prove e speriamo assai in lui. Il Re andrà in Sicilia, e anche là l’ordinamento non sarà né facile né di breve durata. In quanto a Roma, non si dispera d’indurla a patti. Rimane la Venezia. Il Conte è ben deciso ad impedire ogni levée de boucliers per la primavera. Ma fra tre mesi chi sa ciò che si dovrà o non si dovrà fare? Certo il più savio partito sarebbe appunto d’aspettare che le concessioni austriache abbiano esercitato la loro influenza dissolvente. Vogliatemi bene, ed accettate ancora i miei ringraziamenti sinceri. Costantino Nigra
Gioachino Rossini (Compositore) - Passy (Parigi), 19 agosto 1861
a Costantino Nigra Ambasciatore a Parigi
Eccellenza, se la mia malferma salute non me lo impedisce, sarò giovedì 22 corrente, prima del mezzogiorno, alla di lei residenza per tributarle i sensi della mia gratitudine e in un prestare giuramento a seconda dello statuto dell'Ordine dei cavalieri e dell'Ordine del Merito Civile di Savoia che S.M. Vittorio Emanuele II, nella Sua benevolenza, si è degnato di conferirmi. Piaccia a V.E. credermi con profonda stima Suo devoto servitore. Gioachino Rossini
Nigra a Antonio Scialoja, Parigi 12 marzo 1862
caro Commendatore, La ringrazio molto del suo gentile foglio dell'8 corrente, giuntomi ieri. Rispondo oggi e vorrei che la mia lettera non la trovasse più a Torino. Scrissi ieri particolarmente a Rattazzi (Urbano Rattazzi Presidente della Camera), insistendo perché me la rimandi subito e perché dia opera di per levare le difficoltà, se ancora ne esistono, alla conclusione del trattato. Sono certo che lo farà. Mi duole che il Sella (Quintino Sella Ministro delle Finanze) non pare favorevole al trattato. Le sorti seriche dell'Italia, sia detto con buona venia del Sella, non saranno un pericolo per la diminuzione del dazio; ne ho profonda convinzione. Spero del resto ch'ella perverrà facilmente, coll'autorità del nome e colla evidenza degli argomenti che saprà opporre, far entrare nell'animo di quei signori la propria sua convinzione. Ma oltre alle considerazioni economiche gioverebbe ch'Ella richiamasse anche un po' l'attenzione delle SS.LL. (come feci Io già con Rattazzi e prima con Ricasoli) sulle considerazioni d'ordine politico. Penso che Pepoli (Gioacchino Napoleone Pepoli Ministro Agricoltura Industria e Commercio del Governo Rattazzi) abbonderà nel senso nostro. Io la impegnerei vivamente ad accettare di rimanere alle Finanze. Lo desidero per il bene del Paese e per l'amicizia che mi lega con Ella. Cooperi quanto può a calmare gli animi. E' giusto che si lasci al Gabinetto il tempo di far prova di se. Non si può giudicare a priori una combinazione ministeriale. L'aspetto non senza impazienza, col S.A.R.. Anche Rouher si mostrò molto desideroso ch'Ella torni presto. Mi voglia bene e mi creda come mi pregio essere Suo devotissimo C. Nigra
da Terenzio Mamiani ( filosofo, politico, scrittore e patriota italiano. Ultimo conte di Sant’Angelo in Lizzola, fu fra i protagonisti di rilievo del Risorgimento italiano ) - Atene, 4 luglio 1862
Reputo a vera fortuna il potermi ricordare alla bontà e amicizia di V. E. facendole tener questa mia dalle mani del signor Antonopulo che torna costì alla sua legazione ed è accompagnato dall'amore e dalla stima profonda della legazione italiana di Atene. A V.E. è nota la modestia, l'affabilità e l'altre doti di lui, che a tutti lo raccomandano. Forse non le è del pari conosciuta la gentilezza d'animo e la rara eleganza dell'ingegno e delle maniere che adorna Madama Kekaià, sorella del signor Antonopulo e che viene a dimorare per molti mesi in cotesta gran capitale. Non è piccolo il merito che io mi acquisto appresso V. S. procurandole la conoscenza di sì, graziosa persona e questa volta la fortuna m'aiuta non poco a sdebitarmi in parte della gratitudine che sento per li favori usatimi dalla S.V. in mille occasioni. Ella mi conservi la sua cara benevolenza e mi comandi se posso alcuna cosa per Lei in questo estremo canto d'Europa. Suo servo ed amico Terenzio Mamiani
Comitato Centrale Veneto Segreto, Venezia, febbraio 1865 a Costantino Nigra
Eccellenza! Voi ci mandaste la parola, noi vi mandiamo la nota del dolore. Al gentile pensiero risponde tutta la nostra riconoscenza. Si, veramente Venezia aspetta da lungo tempo, da troppo lungo tempo, l’adempimento di una doverosa promessa. Altera della sua stessa sventura, gelosa della sua dignità, essa non scende a patti co’ suoi oppressori, né si strugge in invane querele, ma collo spettacolo dei suoi dolori ammonisce i potenti che l’onore d’Italia non sarà salvo, né la pace d’Europa sicura, finchè Venezia non sia congiunta alla grande patria italiana. Eccellenza! Voi che sapete e potete, continuate a caldeggiare le parti di questa non degenere figlia di splendidissime glorie, e in ciò fare adopererete così da sagace politico, come da vero patriota e da degno italiano.
Giovanni Prati (scrittore e poeta) - Firenze, 23 ottobre 1865
Mio caro Nigra, Sto per passare da Parigi alla volta di Londra. L'avv. Angelo Viviani, mio genero, giovine magistrato, di animo, eccellente, di ardito ingegno e di modi signorili, come ne potrai giudicare tu stesso, poiché porta seco due mie righe di presentazione al Ministro d'Italia residente in Parigi. Egli si lanciò nei grandi affari della finanza, condusse con molta attività e bravura il contratto dei boulevards di Firenze fra il Municipio e i signori Creswell di Londra ed altri nostri connazionali. Credo che per affari consimili si rechi pur oggi nella capitale dell'Inghilterra: e se la fortuna gli sorride, come pare, darà, credo, un addio all'accigliata Astrea per un altro nume più accomodato al gusto e dirò anche, all'utile dei tempi. Io seguo con mesta sollecitudine i suoi passi, perché questo odierno andar degli uomini alle Californie non è senza pericoli: però mi affidano la sua probità, il suo pronto ingegno e la molta fiducia, che qui ha saputo già meritarsi. Ondechè lo accompagno e, lo raccomando al cortese ed alto tuo patrocinio: ed ogni atto di benevolenza che gli userai sarà come usato a me stesso. Ora, per dirti anco di me, alcuna cosa, io, mercé la Convenzione, sono qui accasato nella nuova capitale, però con molti ritorni della mente e dell'animo verso l'antica, guardo la vecchia e la recente Firenze in abito sinora da carnovale: ho pieno il capo di visioni olimpiche e di fastidi terrestri: fo il Consigliere del Pubblico Insegnamento, che vuol dire il manovale di una costruzione babelica, traduco Virgilio e prendo il sole e la pioggia ogni cinque minuti; e sovente rido di me, e del mondo, che passa, come in una grande lanterna magica sospeso fra le mani scarne del Tempo e illuminata, non so se da Plutone o da Giove; rinunciai all'onore di una candidatura perché a questi chiari di luna non mi son creduto abbastanza candido per entrar nella Camera. Dicevano che mi avrebbero posto fra i Senatori; ma trentatre illustrazioni più smaglianti della mia mi tolsero il passo: d'altronde, il nostro bravo La Marmora, che imparò il greco e il latino dell'arsenale non dovette avere una grande ammirazione per i poeti, nemanco se gli lodassero il ponte di Traktir, che non è certo il ponte dell'asino.
Nota: La battaglia della Cernaia, combattuta fra le truppe franco-piemontesi e russe nei pressi dell'Abrnaja il 16 agosto del 1855, è stata una battaglia della Guerra di Crimea. La battaglia è stata anche chiamata "di Traktir", dal ponte in muratura sul fiume nei pressi del quale maggiormente infuriò la battaglia. In realtà il nome russo del corso d'acqua, Čërnaja letteralmente significa "(piccolo) fiume nero".
Tant'e; le arti e le lettere, nel gioco della Borsa moderna patiscono il basso; ma una qualche settimanella verrà anco per loro, se i risajuoli, i cantinieri et reliqua non hanno ipotecato per se tutte le dignità e tutte le glorie. Ed ora che filai giù giù questa matassa di chiacchiere con un vecchio amico, ti raccomando di nuovo il mio Angelino e mi auguro presto presto il piacere di rivederti, pensando che per i tuoi benevoli tu sei rimasto l'uomo dell'antico Pastore, dei canti popolari, e delle versioni d'Omero: che, vivaddio, un poeta non si annega mai tutto intero in un diplomatico. Ti stringo la mano e voglio che tu mi creda sempre il tuo affezionatissimo Prati
Pietro Paleocapa (scienziato e politico italiano) - Venezia, 28 agosto 1867
a Costantino Nigra Ambasciatore a Parigi
Amatissimo signor Ministro, queste mie righe Le saranno consegnate da uno dei miei più cari e più antichi miei amici, dal Cavaliere Francesco Gregoretti, il quale, dopo essere stato aspramente e in più modi perseguitato dal governo austriaco, ora che la povera Venezia è risorta e che egli può tranquillamente godere degli agi che la fortuna gli ha consentito, viene a Parigi per vedervi quella meravigliosa esposizione che attira la gente di tutte le parti del mondo. Le prove che ebbi altre volte che Ella non ha dimenticato l’amicizia che ci legava mi fanno certo che Ella accoglierà il mio amico con quella cortesia che La distingue, di che Le sarà molto grato chi si professa con distinta stima e considerazione. Devotissimo servitore ed amico Paleocapa
Da Adelaide Ristori (famosa Cantante d'Opera) - Lisbona, 12 maggio 1874
Egregio signor Ministro, Lo scriverle da questa città ove mi trattengo poche ore di passaggio è una prova evidente che non mi fu possibile farlo a Parigi. E mio marito ebbe il dispiacere di partire senza potersi presentare a Lei. Ella forse saprà che intraprendo di nuovo: un lungo viaggio. Ritornerò al Brasile, a Buenos Ayres, a Montevideo e andrò quindi a visitare il Chilì e il Perù. Alla fine di novembre lascerò il Pacifico per recarmi a Messico, ove resteremo fino alla metà di febbraio e quindi ci porteremo a visitare per la terza volta gli Stati Uniti, spingendoci fino a S. Francisco di California. Secondo ogni probabilità, da lì faremo vela per l'Australia; per rimpatriare con mio marito ed i miei figli (che, come d'abitudine, m'accompagnano dovunque), verso gli ultimi di ottobre dell'anno prossimo. Abituata ad essere presentata da Lei con tanta amabilità ai nostri rappresentanti, non posso risparmiarle la pena di mandarmi delle lettere commendatizie per i paesi che attraverserò. Voglia scusarmi se la sottopongo a questa noia, e confidando nella sua esperimentata gentilezza, la prego rispondermi a Buenos Ayres, ove rimarrò fino al 15 luglio. Gradisca anticipati i miei più vivi ringraziamenti unitamente ai più distinti saluti miei e di mio marito e mi creda Sua devotissima Adelaide Ristori Del Grillo
A Viscontessa non meglio precisata - Parigi, 27 luglio 18xx (in francese)
Signora Viscontessa, avrei voluto scrivervi prima per inviarvi le informazioni sui Consolati, che mi avete chiesto. Ma non me le hanno ancora fornite. Ne avete ancora bisogno? Conto sempre di fare una corsa a Havre e di fermarmi qualche ora a Rouen per aver l'onore di presentarvi i miei omaggi. Spero di potervi andare fra dieci o dodici giorni. Una corsa fuori Parigi e il cambiamento d'aria contribuiranno, spero, a ristabilire la mia salute e a dissipare le ultime tracce di febbre intermittente di cui ho portato il germe da Fontainebleau e che non se n'è ancora andato a tutt'oggi. Vogliate, vi prego, mantenere un buon ricordo del Colonnello e di Vostra madre, se è ancora con Voi, e credete, signora Viscontessa, all'espressione dei miei sentimenti più rispettosi. C. Nigra
lettera di Nigra a Abeille Bixio (figlia di Alessandro Bixio)
datata intorno al 1867-1870
Qualche anno dopo la morte di Bixio (1865), Costantino Nigra scrisse alla figlia Abeille: «Ho avuto la possibilità di mettere in ordine la corrispondenza di vostro padre con il conte Cavour, ma dovrà rimanere segreta per trent'anni. Fra queste lettere, ce n’è una molto importante, perché è attraverso questa lettera che Cavour venne informato che l'imperatore era disposto a fare la guerra all' Austria e ad allearsi con il nostro Re Vittorio Emanuele, se quest'ultimo fosse stato disposto a cedere Nizza e la Savoia».
Abate Vittorio Emanuele Stellardi Prefetto della Basilica di Superga dal 1864 al 1885 Torino, Basilica di Superga - 12 giugno 1875
Eccellenza, ogni anno fra le mura della mia Basilica di Superga, e più propriamente nel sottostante Sepolcreto, avviene un fatto che io ignorava assolutamente. Ora d'averlo saputo io, debbo rendere grazie alla Eccellenza vostra che favorendo alla pubblicità della Stampa la sua "Rassegna di Novara" ne ricevetti un documento autentico dalla cortesia del nobile Senatore Luigi Torelli. Non posso dirle, Eccellenza, la graditissima commozione che provai leggendo quel suo Canto che rifulge d'alto concetto e di felicissima verseggiatura onde ho dovuto ammirare fresco, vigoroso l'animo e il sentire del giovane studente della 3a Compagnia Bersaglieri che nel maggio 1848, al Monte sopra Sommacampagna riceveva la:visita dell'Abate Gioberti, che in quel dì ebbi l'onore di accompagnarvi. Questa poesia, mi .permetto di dirle, non dovrebbe essere .ignorata da. S. M. che delle cose riguardanti l'Augusto suo Genitore, è molto affettuosamente premuroso ed apprezzatore riconoscente; epperò, a mio parere, Élla dovrebbe fargliene omaggio. Mi perdoni Eccellenza, tanta libertà di scrivere, e gradisca i miei profondi ringraziamenti che abbia scelto a tema del canto suo quel Principe e quell'episodio della guerra, che nella polvere dei morti di Novara evaporò quel sacro fuoco che divampò, vinse e fece l'Italia. Gradisca, ecc. Tutto devotissimo V.E. Stellardi
Ambasciata d’Italia a St. Petersbourg, 15 febbraio 1878
Ill.mo Signor Emilio Teza (letterato, filologo e traduttore)
Illustrissimo Signor Professore, mi pervenne la lettera direttami dalla S.V. Ill.ma per ottenere dall’Accademia di Pietroburgo il prestito del Sûtra dei 42 capi in cinese tibetano, mongolo e vietnamita. Sarò ben lieto di poter aderire al desiderio della S.V. Ill. ma, trattandosi di un’ opera così importante, è necessario che Ella si rivolga prima al Regio Ministero degli Affari Esteri, onde autorizzi la Regia Ambasciata a fare l’opportuna richiesta al Ministero Imperiale dell’Istruzione Pubblica a nome del Regio Governo. Per la stessa ragione la S.V. Ill.ma potrà fare la domanda per lo scambio dei libri Tibetani che desidera ottenere per la biblioteca di Pisa. Gradisca La prego, Ill.mo Signore, i sensi della mia più distinta considerazione. Nigra
Londra, 24 giugno 1885 - Destinatario sconosciuto
Caro amico, ricevo la sua buona lettera che mi ricorda altri tempi, altre crisi, ma anche la sua immutata amicizia che le ricambio di cuore, come spero non dubiti. Voglio subito ringraziarla con queste righe, che le dirigo in fretta. Non ho il tempo, in mezzo alle occupazioni e alle forzate distrazioni della season di Londra, di risponderle come vorrei. Mi limito ad assicurarle che i suoi giovani sposi saranno i benvenuti presso di me, e che mi metterò a loro disposizione, e a pregarla di continuare, se non le grava, di darmi notizie della crisi ministeriale a Roma. Le stringo di quì la mano molto cordialmente. Il suo vecchio amico Nigra
Redazione del Giornale La Venezia - Carlo Pisani, Venezia 188?
Creda tutto il perché dell’ardimento ch’io mi presento. Ed è più a merito della cosa che mi pare importantissima, che non a versare titolo mio alla di Lei benevolenza, ch’io spero voglia avermi largo di quella gentile bontà che tutti Le riconoscono, per darmi generosa assoluzione della mia. Voglia, illustre signore, accogliere le professioni di quella sincera ammirazione e profondissima stima, con cui ho l’onore di presentarmi. Della S.V. devotissimo, affettuosissimo Carlo Pisani
Il Deputato Alberto Cavaletto (patriota e politico, ingegnere costruttore - Roma, 16 luglio 1889
Eccellenza, Ho ricevuto, riconoscente e commosso, il bellissimo Carme dettato da V. E. in morte di Silvio Pellico, e ora ripubblicato nella ricorrenza del centenario della nascita del Poeta, già così caro all'Italia, del pio martire dello Spielberg. Il Carme, scortato da un biglietto di V.E., mi fu accompagnato da una gentilissima lettera del Sig. Cav. Gorrini dr. Giacomo, diretta all'Archivio di questo Ministero degli Affari Esteri. Sono ben grato alla Eccellenza Vostra di essersi ricordato della mia modesta persona, di me che, soldato gregario della Patria nostra, ho, secondo le mie modeste forze, in tutte le vicende della mia vita, cercato di servire questa nostra Patria e di cooperare lealmente al suo Risorgimento, sempre devoto e fedele alla Dinastia di Casa Savoia ed alle iniziative del nostro Governo Nazionale. Il Carme dettato da V. E., con nobilissimi e rari concetti e con stile Pindarico, ci ricorda le vicende del nostro Risorgimento, i generosi sforzi del 1848-49, i lutti successivi, dovuti principalmente alla mancata concordia degli Italiani, e le speranze, che nei veggenti erano certezza, del lieto avvenire, che coroni le secolari aspirazioni italiche. Questo lieto e già tanto sospirato evento dovrebbe rendere contenti, e soddisfatti i veri patrioti, ed è veramente fiacchezza d'animo o peggio il ricordare ora ed il lamentare di certuni, per spirito di partigianeria settaria, i sacrifici e i dolori sofferti sotto la dominazione straniera. Di questi postumi è colpevolì risentimenti è scevro il mio cuore. Onoro i martiri della Patria che per essa morirono fucilati e impiccati, onoro i gloriosi morti per essa, combattendo sui campi di battaglia, non ricordo la catena che mi avvinse in Mantova, in Lubiana, e benedico la Patria nostra e i generosi che ne furono primi e principali fattori. Io vorrei che il Carme alto e generoso di V. E. fosse largamente diffuso in Italia, ad ammonimento di quella concordia e di quella fidente lealtà che ci fecero vittoriosi, e senza le quali difficilmente si può mantenere in onore, forte e rispettata la Nazione nostra. Fòmiti di discordia purtroppo ne abbiamo, dimostrati da Parigi e dal Vaticano; il buon senso della popolazione e l'energia del Governo sapranno e potranno sventare le mire di questi servili rivoluzionari, che prendono la parola e l'eco degli estremi rivoluzionari Francesi, o che si lasciano ingannare dalla multiforme setta gesuitica dominante in Vaticano e alleata alla Francia. A mantenere buone e sicure le relazioni fra l'Italia e l'Austria-Ungheria, è poi desiderabile che nelle provincie di Trento, di Trieste, e dell'Istria, si evitino certe asprezze poliziesche di altri tempi e che il benessere e la civile libertà in quelle provincie siano tali da non invidiare la libertà nostra Italiana. Sarà una. mia utopia, ma io vorrei che quelle popolazioni, rispettate nel loro sentimento Nazionale, fossero anello di unione amica fra l'Italia ed il vicino Impero. Come dissi e ripetei in Parlamento, possono rinnovarsi gli eventi del secolo XVII quando i più prodi Italiani accorrevano sotto la bandiera coll'Imperatore a Vienna a difendere l'Europa, dalle invasioni Ottomane; l'invasione che ci minaccia oggi è forse più pericolosa di quella dei Turchi, e sono ben fatui i Francesi che la provocano e l'asseconderebbero. Mi perdoni V. E. queste mie digressioni, e gradisca l'antico mio intimo sentimento di stima affettuosa e di riconoscenza per l'È. V. che tanto fece per le provincie Venete e per Venezia, e la cui opera diplomatica fu ed è sempre all'Italia nostra benefica. Con tutto affetto di V. E. obbligatissimo e devotissimo Deputato Alberto Cavaletto ::,
Lettera di Nigra al Conte Sormani Moretti Prefetto Di Verona - Vienna, 17 maggio 1889
Mio carissimo Sormani, Le mando un buona stretta di mano e la prego di leggere l'unita lettera, di metterla sotto involto e di farla recapitare nelle mani dell'ottimo conte Cipolla. Si tratta di cosa che interessa Verona, perciò son certo che anche lei ci piglierà interesse. Giacché le scrivo voglio pregarla di una informazione. Io vorrei usare per la cancelleria di questa Ambasciata, carta italiana invece di carta austriaca. Anche quando mi costasse un pochino di più vorrei rendere questo piccolo servizio all'industria italiana. Ora io le domando, se c'è nella sua provincia una buona fabbrica di carta (nella sua o nella provincia vicina). Ho pensato a codesta provincia perché essendo vicina a Vienna, il porto costa meno. Adunque se c'è una buona fabbrica vorrebbe ella farmi mandare campioni coi prezzi? I formati, come ella sa, per la bella copia sono tre. Uno da dispacci grande, l'altro meno grande, più quadrato (per lettere d'ufficio ai privati) e il terzo piccolo per le lettere particolari. La carta per questi tre formati deve essere bella, senza peli che si attacchino alla penna, e deve essere grattabile col raschietto per le correzioni. Il formato n. 2 (lettere ufficiali ai privati) deve essere di tale dimensione e peso che un foglio col rispettivo involto non oltrepassi i 15 grammi che è l'unità del francobollo. La carta da minuta deve essere in formato grande, ordinaria, a buon mercato, ma di facile scrittura. Il prezzo dovrebbe essermi indicato per cento fogli (e ciò per facilitarmi la comparazione con la carta austriaca che si serve di questa unità di prezzo). Inoltre ci vorrebbero gli involti grandissimi, grandi, medi e piccoli, o lunghi e quadrati e semi quadrati, e gommati, per i quali il prezzo dovrebbe essere pure calcolato per centinaia. Prenderei anche una discreta quantità di ceralacca rossa, ordinaria e fina, purché sia, ben inteso di fabbrica italiana, giacché, le ripeto, il mio desiderio è di usare roba nostra. Altrimenti ho tutta la facilità come ella sa, per far venire i migliori articoli da Londra e da Parigi. Mi ci vorrebbe poi anche una quantità di cartone da involto forte, e che ci si possa scrivere gli indirizzi. Il formato deve essere grandissimo, per pacchi voluminosi. Questa specie di carta la vorrei calcolata a chilogrammi, e a cento fogli della dimensione di un metro su cinquanta centimetri circa per foglio. Trattandosi di cosa che può essere di qualche vantaggio per il nostro paese (e che sarebbe maggiore se tutte le ambasciate e le principali nostre legazioni facessero altrettanto) non sento troppo rimorso nel venire a darle questo disturbo. Del resto nulla preme, ed ella potrà rispondermi a tutto suo agio. I miei ossequi a sua sorella e infinite cose a lei da parte del suo vecchio amico Nigra
Istituto di Francia Académie Française - Il Segretario a Vita Camille Doucet a Costantino Nigra
Venezia, 29 Settembre 1890
Mio caro Conte, colpito dal vostro grazioso e gradito omaggio, mi sento in dovere di ringraziarvi. Noi partiamo da Venezia domani. Ho cercato di andare a trascorrere una giornata a Battaglia, nella speranza di potervi incontrare e di stringervi la mano. Il primo giorno che arrivammo a Venezia viaggiammo nello scompartimento insieme a Voi da Chambery a Modane. La cosa ci ha portato fortuna. Voi avete incantato la mia figliuoletta che non vi ha mai dimenticato. Oggi è una figlia di 14 anni che prende il posto della mamma. I nostri sentimenti concordano coi vostri e, malgrado tutto, l’Italia sarà sempre per noi una seconda patria. Speriamo di incontrarvi presto. Nell’attesa, mio caro Conte, vogliateci bene ed accettate la rinnovata assicurazione della mia antica devozione
Mario Rapisardi (poeta catanese e docente universitario) - Catania, 18 giugno 1891
Illustre signore, non attribuisca a vanità, se mi permetto di ringraziarla di ciò ch'ella scrisse, con tanta benevolenza di me nel suo dotto lavoro sulla "Chioma di Berenice", e di farle omaggio di una copia delle mie "Poesie religiose". Io non sono ancora, né sarò mai spero, tanto filosofo da rimanere insensibile alla estimazione e alla lode di uomini come Lei. La prego perciò di gradire i miei ringraziamenti e la mia offerta come tenue segno di riconoscenza e di alta stima e di credermi Obbligatissimo, Devotissimo M. Rapisardi
Michele Lessona (medico, scrittore e professore di storia naturale all'Università di Torino, senatore) - Rivarossa, 14 agosto 1892
Carissimo amico, la "Rassegna di Novara", che io aveva grandemente ammirato la prima volta, mi commuove più che mai oggi e mi trasporta in un mondo elevato di affetti e di sentimenti. Non v'è che un puntino nero, il carabiniere. Per spiegartelo to mando un numero del giornale romano -Folchetto- Michele Lessona
Luigi Luzzatti (eccelso studioso di finanza) - senza data
Illustre e caro signore, i suoi battaglioni evocati dalla sacra arte dei carmi (La Rassegna di Novara) si muovono fortemente allineati e, guidati dal pallido Sire, tornano ai memorandi assalti! Vi è nel suo endecasillabo una fusione di Monti e del Foscolo. Mi tornano alla mente quei nostri grandi che poetavano, scrivevano, governavano per lo Stato ... se n'è perduto lo stampo! I miei più affettuosi ossequii. L. Luzzatti
Lettera inviata a C. Nigra dal dott. Girolamo Bertolotto Vice Bibliotecario della Civica Biblioteca Berio – Genova 11/11/1892 (originale)
A Sua Eccellenza Conte Costantino Nigra - Vienna
Avendo letto con ammirazione il libro della Eccellenza vostra sulla “Chioma di Berenice”, Le fo umile omaggio di un mio recentissimo scritterello in cui si parla di un Codice Catulliano, che io ritengo sin qui ignoto agli studiosi del Poeta Veronese: unisco al medesimo anche un mio saggio critico sul Chiabrera e sarei ben lieto se i due opuscoletti incontrassero, non già l’approvazione, ma almeno la benevola indulgenza della E.V., a cui ogni italiano si sente legato da forti vincoli di riconoscenza per le alte benemerenze verso gli studi e la patria comune. Con ossequio profondo, dev.mo Dott. Girolamo Bertolotto V. Bibliotecario della C. B. B. Genova
Lettera inviata a C. Nigra da Cora Cairoli Lettera inviata a C. Nigra da Cora Cairppa ?) – Torino 13 novembre 1892 (originale)
Torino 13 novembre 1892
Pregiatissimo Signor Conte Nigra, Ebbi grate le sue del 5 – 8 novembre. La mia Dev.ma Sorella mi informa esser intenzionata di prendere in considerazione la di lei proposta, però non mi dice altro, attendendo probabilmente che io vada in Belgio, cosa che farò fra tre o quattro giorni. Se ella crede di spedirmi il campione in questione mi farà cosa grata, specialmente se vorrà in pari tempo dirmi che fu preso da lei o da persone di fiducia sua. Per poter trattare di quest’affare sarebbe utile anzi che ella mi desse qualche altra indicazione sui diritti che alle …………. potrebbe prendere sulla miniera in questione, ed ogni altra informazione sul modo di utilizzare questi diritti. Appena saprò altro dalla mia Dev.ma Sorella mi farò premura di conoscerci meglio, e gradisca frattanto i miei più distinti e cordiali saluti da Cora Cairoli Cappa (?) Cora Cairoli Torino
Lettera inviata a C. Nigra dal Comune di Bollengo Bollengo,17 febbraio 1893 (originale)
Eccellenza, D’incarico di questa Amministrazione Comunale e del Consiglio Direttivo di questo Asilo Infantile ringrazio infinitamente l’Eccellenza Vostra delle Lire 400 che, per mezzo del di Lei nipote Derossi Natalino, Ella ha elargito e destinate, di cui Lire 200 a questo Asilo Infantile e Lire 200 per premi agli scolari comunali (£. 100 per le scuole maschili e 100 per quelle femminili); assicurandola che di tale dono si serberà da tutti cara e imperitura memoria e riconoscenza. Coll’occasione mi è grato poter protestarmi dell’Eccellenza Vostra Umil.mo e dev.mo servitore Il Sindaco Gaida
Da Giuseppe Verdi - Genova, 1° maggio 1893
Ill. Sig Conte, intanto che io spedivo pochi giorni or sono una lettera all'ambasciatore d'Italia a Vienna pregandolo di interessarsi per la naturalizzazione italiana di Luigi Ricci, ricevevo un fascicoletto di elegantissime poesie del Conte Costantino Nigra. Vorrei essere un letterato ed un critico per poterle innalzare e dirne tutto ilbene che sento. Non sono che un maestro di musica, e non posso dire altro che queste sue poesie tanto gentili ed elette, mi piacciono assai,assai. Grazie, sig. Conte, del grato ricordo, e grazie dell'interesse che si è preso per il mio raccomandato. Colla mia profonda stima ed attenzione. Giuseppe Verdi
Lettera inviata a C. Nigra dal Sottoprefetto di Ivrea (Guasco ?) – Ivrea 23 gennaio 1894 (originale)
Eccellenza, Oggi si è finalmente potuto eseguire la consegna al comune di Villa Castelnuovo dei due titoli di rendita destinati da V. E. alla istituzione in perpetuo di una condotta medica per la generalità di quei comunisti. Siccome il relativo verbale di quietanza era già stato approntato pel giorno 12 corrente, come di comune accordo si mantenne tale data per non perder tempo a farne un altro. Di esso verbale ho l’onore di rimettere a V. E. una copia autentica ritenendo l’originale a corredo di questi atti. E’ appena necessario di aggiungere che ove V.E. lo desideri mi affretterò a trasmetterle anche l’originale. Questo ufficio veglierà acciocchè i titoli siano tosto convertiti in nominativi, giusto i voleri di V. E. e alle prescrizioni concernenti le amministrazioni del patrimonio dei comuni. Rinnovo a V. E. gli atti del mio profondo ossequio e della mia alta considerazione. Devotissimo …. Guasco Sottoprefetto
da Arturo Graf (Poeta,Aforista e Critico letterario italiano) - Torino, 12 maggio 1895
Non solo Ella non fece nulla di cui abbia a chiedermi scusa: ma fece cosa di cui le sono obbligato e La ringraziò, dappoiché Le piacque mostrare pel vecchio mio libro un interessamento che non so quanto esso si meriti.
Nota:trattasi dell'opera di successo "Il Diavolo" che il Nigra lesse scrivendone poi all'autore.
Avrà veduto che nel capitolo ove io discorro della leggenda dell'anello, dopo aver riferita la versione di Guglielmo di Malmersburg, riferisco anche quella della Kaisukranik; quale si ha nella edizione del Massmann, edizione che io potei esaminare la prima volta costà in Vienna, in cotesta Biblioteca di Cartz, molti anni sono, e che più tardi potei procacciarmi. In quello stesso capitolo io ricordo pure taluno dei cronisti a cui si riferiscono le note da Lei mandatemi. Del Cornaro nulla sapevo. Credo veramente che l'Egghordum da lui citato sia appunto Ekkehard, la cui cronica andò soggetta a non poche interpolazioni, ed io ricordo d'avere avuto per le mani più di un testo interpolato quando attendevo a tali ricerche. Non mi sovviene, per altro di avervi trovata la leggenda dell'anello. Quanto prima Le rimanderò gli appunti, di cui ho preso nota, ma dei quali non so se mai potrò far uso. Le confesso che ho quasi rinunziato alla idea di fare di quel faticoso libro una seconda edizione. Mi sgomenta, il pensiero delle nuove ricerche e dei molti emendamenti di cui esso, avrebbe bisogno, e spero sempre, non so perché, abbia a saltar su qualcuno che la voglia rifondere, correggere, rifare di pianta. Non senza certo compiacimento io veggo intanto esaurirsi la prima e unica edizione, ed avvicinarsi il giorno in cui la rarità darà a quel libro un valore che per troppo altri titoli gli manca. Gradisca ancora una volta, Illustre signore, i miei ringraziamenti, e se posso in qualche modo ammirarla mi comandi. Devotissimo A.Graf
Lettera inviata da C.Nigra all’Avv.L.Rossi – Ivrea 11 settembre 1895 (originale)
Eccellenza, Reduce da una gita alpestre ho trovato questa mane le sue due lettere. Decisamente il cervello del Fiorina batte la campagna. Nelle lettere di V. E. l’amor proprio del signor Fiorina non era vulnerato, perché la sua onestà e il suo buon volere non erano messi in dubbio, e trovo scorretto che egli si sia valso di documenti comunicatigli in tutta confidenza per venire a sollevare recriminazioni che ormai costituiscono una vera vessazione. Ho scritto a Boggio segnalandogli le nuove ed inqualificabili domande di Fiorina. Gli ho fatto osservare che dal lato legale il lodo o lo s’accetta nella sua integrità, oppure gl’interessati riprendano la loro libertà d’azione. Esaminando l’ipotesi d’una controversa giuridica o il Tribunale manda rispettare il lodo, o fissa lui gli ’onorari, e in quest’ultimo caso il Fiorina può essere contabilizzato delle conseguenze derivate dalla sua negligenza. In tale eventualità si formulerebbero contro di lui varie previsionali, e Fiorina avrebbe da pentirsene. Tutto ciò ho spiegato a Boggio. Naturalmente si tenterà ogni mezzo di non venire a tale situazione, ma è bene che il Fiorina sappia a priori che non s’esiterà a fare una questione onde levargli dal capo l’idea che si ha paura di lui, ove una tale sciocchezza si fosse annidata nel suo cervello. Sono dolente di quanto accade un po’ per me, e moltissimo per V.E. Attendo una risposta da Boggio, il quale probabilmente scriverà anche a V.E. Non ho bisogni di dirle che io sono a totale sua disposizione e che reputo mio dovere di procurare di diminuirle almeno la noia, che involontariamente le ho causato raccomandandole un uomo che pur essendo intelligente ed onesto, non ha conoscenza della vita pratica e neanche dei suoi veri interessi. Non mi tolga per l’involontario errore la sua graziosa benevolenza e mi creda Suo dev.mo Avv. L. Rossi
Lettera inviata a C.Nigra dall’avv. L. Rossi – Ivrea 21 settembre 1895 (originale)
Eccellenza, L’ingegnere Boggio ha dichiarato non volere alcun compenso pel suo lodo. Dando così lire cento in più al Fiorina e ritirandone ampia finale e liberativa quietanza, l’incidente è chiuso. Sono dolente che l’E.V. coi grandi negozi che ha sulle braccia non si trovi in condizione d’animo lieto. Ma Ella è tal uomo e di tale tempra fisica, intellettuale e morale che troverà conforto nell’adempimento di doveri, cui altri soccomberebbero. La condizione politica d’Europa è tale che si comprende come i diplomatici non siano sopra un letto di rose. Vorrei sbagliarmi ma mi pare che c’è troppa carne al fuoco perché la possa durare così. Da noi il suffragio allargato ha dati risultati deleteri ed una camera meno che mediocre. Il cambio all’11%, il disagio economico, la guerra di tariffe, la concorrenza spietata per la vita, le enormi spese militari tutto ciò produce uno stato tale di necessità irritante, che non può protrarsi indefinitamente. V. E. mi dirà che io ripeto tutto ciò che esce dalla bocca dei politiconi della farmacia del villaggio. Può essere ma questi ragionamenti li ho uditi le mille volte, in luoghi diversi e con diversa forma da ogni ordine di cittadini, e tutto ciò mi persuade che la grande guerra non potrà essere evitata. Mi mantenga la sua benevolenza e mi creda suo dev.mo Avv. L. Rossi
Lettera inviata a C.Nigra da Ernesto Monaci
Eccellenza, Ho ricevuto i due esemplari del bel libro di cui la E. V mi annunciava testé l 'invio, e di quello a me destinato qui. Le porgo grazie vivissime. La sua illustrazione del « Giudizio universale » recitato nel Canavese desta il più grande interesse così per le dotte e felici ricerche mercé le quali Ella potè rischiarare le prime origini e le successive vicende del curioso dramma, come ancora per la luce che da tali ricerche viene a riflettersi su tutti in genere i rapporti fra la letteratura d'arte e quella del popolo. Del magistrale lavoro dovranno esserle grati quanti coltivano lo studio della letteratura popolare, studio che dalla E.V. ebbe già in Italia i primi e più vigorosi impulsi e insieme anche i più belli esempi. Ringrazio V.E. anche della benevola memoria che serba di me, e La prego di accogliere l'espressione sincera dei sentimenti coi quali mi professo Devotissimo Ernesto Monaci
Al Presidente dell' Accademia dei Lincei F. Brioschi – Roma
Vienna, 30 luglio 1896
Signor Presidente, ringrazio la S.V. della bontà che ha avuto di comunicarmi la mia nomina come socio nazionale della R. Accademia dei Lincei che ella con tanto lustro presiede. Io la prego, signor Presidente, di volere, nel modo e nel tempo opportuno, far conoscere all’illustre assemblea come io sia riconoscentissimo per l’alta dignità accordatami da essa e come io mi senta tanto più onorato per questa nomina, quanto più profonda è in me la coscienza di non averla abbastanza meritata. Voglia gradire l’espressione della mia distintissima osservanza Nigra
Paul Heyse (grande studioso tedesco della letteratura italiana, filologo e romanista - Premio Nobel per la Letteratura nel 1910 )
Monaco di Baviera, 25 gennaio 1897 (lettera in tedesco)
Stimatissimo signor Conte, Ho ricevuto ieri il magnifico lavoro dei vostri « Canti Piemontesi» — carboni ardenti sopra il mio capo colpevole. Già percorrendo di sfuggita quest'opera compendiosa, mi parve evidente che per un letterato della Sua levatura deve essere completamente incomprensibile il grossolano peccato di omissione del quale io mi debito scusare; tanto più commesso da una persona che cominciò come filologo romanista e che quindi doveva aver imparato i doveri dell'indagine scientifica.
Nota: Heyse dimenticò una volta di citare il Nigra in un suo lavoro
Ma appunto perche io li conosco, ho provveduto affinché la trascuratezza di essi non mi sia attribuita a troppo grave colpa, e cioè, nella prefazione al quarto volume dei _ miei « Poeti italiani » dalla metà del secolo scorso, ho lealmente confessato i miei rapporti con quelle opere i quali sono sempre rimasti quelli di un dilettante e di un profano. Da quando io per la prima volta appresi a conoscere i pregevoli canti popolari epici che Ella pubblicava nella « Rivista contemporanea» e da quando io menzionai nel mio «Canzoniere Italiano» le benemerenze di Lei a proposito della Canzone popolare, sono passati dei decenni durante i quali ho perduto completamente il filo che Ella, Egregio Signore, continuò a filare con tanto zelo e successo. La mia propria e troppo fertile produzione, mi permise di tornare ai miei diletti italiani, soltanto in brevi intermezzi, e una volta per tutte, ho rinunciato ad acquistare, fosse pure per mio proprio conto, una cognizione in certo modo completa della letteratura anche solo del secolo passato. Nondimeno ho sperato di fare, qualche cosa di meritorio, continuando a. tradurre occasionalmente l'una o l'altra canzone, finché giungessi a mettere insieme quei quattro volumi nei quali dovrebbero essere pubblicati anche i miei canti popolari; ma allora mi mancò il tempo per una revisione del materiale nel frattempo aumentato e per completarlo mediante nuove traduzioni. Nella trascuratezza con cui si tratta presso di noi la letteratura italiana, e siccome io stesso leggevo regolarmente 4 giornali fiorentini, mi era sfuggito il di Lei «Thesaurùs » di canti popolari piemontesi che fu pubblicato un anno prima del mio libro. Però per il fatto che anche più tardi — quando io ne venni a conoscenza per mezzo dell'Antologia di Eugenia Levi — non mi feci premura di rimediare a questa trascuratezza, difficilmente potrei invocare qualsiasi circostanza attenuante. Ora, trovandomi in possesso di questo prezioso tesoro, mi farò premura di fare testimonianza a modo mio del suo valore, attingendo materiale da questa fonte per il quinto volume dei miei « Poeti italiani ». Mi limito per oggi ad esprimerle la mia più viva gratitudine per la gran bontà sua nel mandarmi anche il lavoro sulla « Chioma di Berenice », a cui avrei tutt'al più un lontano titolo come nipote di mio zio Teodoro Heyse. Il Signor Hèdler , mi ha mandato il fascicolo che contiene la traduzione dei di Lèi «Idilli». Per una curiosa coincidenza, appunto in questi giorni ho mandato alla «Deutsche Dichtring» le mie imitazioni poetiche di due di queste geniali composizioni, cioè « Nei monti » e «Il canto della nonna». Appena saranno colà pubblicate, mi permetterò di mandargliele come lieve pegno del mio interesse pel poeta, benché anche allo scienziato io sia sempre rimasto in debito dì una riconoscenza tanto altamente meritata. Del resto se io avessi avuto notizia del lavoro del signor Hèdler, non avrei tentato la prova di riprodurre questi piccoli graziosissimi pezzi da collezione, poiché sempre io ho riconosciuto e biasimato come una mala abitudine tedesca, il tentare subito di rifare ciò che è stato fatto già un volta bene e sufficientemente per arrivare tutt'al più a fare altrettanto bene. Con sinceri sentimenti, La saluto di Lei Devotissimo Paul Heyse
Da Ruggero Leoncavallo (Compositore) - Venezia, 14 maggio 1897
Eccellenza, Io vengo ad implorare una grazia da Lei che tanta bontà addimostrò per me. Ecco di che si tratta: Ella saprà forse del trionfo che ha ottenuto qui la mia nuova opera «La Bohème», trionfo vero, assoluto, indiscutibile che mi riempì l'animo di gioia, poiché io stimo questa «Boheme» il mio miglior lavoro. Era presente, mandato da Jahn il maestro Malher nuovo direttore d'orchestra, il quale tenne ad'esprimermi la sua ammirazione pel lavoro, mi affermò che egli avrebbe proposto l'opera al teatro di Vienna, mi chiese anzi per questo delle piccole modificazioni, mi parlò della distribuzione delle parti, e mi lasciò dicendomi: Arrivederci a Vienna. Ora il Corrispondente della Casa Dott. Eirich ci scrive che Jahn gli ha detto che « gli dispiace molto, ma non può accettare quest'opera ». Per qual ragione? Egli non ne dà. Una delle due: o il Malher non è stato sincero con me, e desidero saperlo, o (ed è quello che più credo), il John è malamente influenzato contro me da partigiani di Ricordi che fa di tutto per far dare l'opere del Puccini ed anche questo vorrei mettere in chiaro. II certo si è che la Direzione agisce male con me, che pure ho dato all'Opera un lavoro, i «Pagliacci», che han fatto guadagnar molto alla cassetta editoriale, e mi pare che almeno per questo avrei diritto più di altri ad essere rappresentato. Se Lei potesse spendere una parola, in mio favore ed interessare la principessa Hoenlohe a proteggermi, son sicuro che la cosa cambierebbe. Mi raccomando dunque, alla nobiltà del suo cuore poiché per me sarebbe un danno gravissimo il non aver rappresentata quest'opera a Vienna. Sicuro di meritare la sua alta protezione, la ringrazio di tutto cuore anticipatamente di quanto Ella degnerà fare per me e mi dico Dell'Eccellenza Sua Umilissimo Servitore R. Leoncavallo
Lettera inviata a C.Nigra, il 6 ottobre 1898, da Ernest Duponchel Gaultron professore di lingua francese (originale)
Excellens! Ie prends la libertè de venir vous faire mes offres services pour le cas on vous desireriez qu’on vous lut quotidienement, a première vue, en francais, les journaux alternands on pour li vous aviez jamais quelque traduction à faire du francais en allemand et viceversa. Depuis 1861 a Vienne, ajant dejià ètè occupè en qu… de secrètaire près Son Excellens l Ambassadeur de Sa Maj Cattolique Monsieur Merry del Val, je serais en ètat de fournir toute les rèfèrences dèsirables. Expèrant que vous vondrez bièn mi honorer d’un rèponse favorable, jè vous priè. Excellens, d’agrèer l’expression de mes sentiments dèvouès
Ernest Duponchel Gaultron - Professeur de langue francaise - Riemergasse 14 - Vienne
Vienna, 13 aprile 1899- Destinatario sconosciuto
Caro Professore, dopo che le scrissi, la tegola m'è caduta sul capo. E' dunque possibile che io vada all'Aja come 1° Plenipotenziario alla Conferenza. Rispondendo alla proposta fattami, ho scritto all'Ammiraglio Canevaro, che naturalmente non spettava a me il designare il delegato giuridico, ma che se la nomina cadeva su di Lei, io l'avrei accolta favorevolmente. La informo di questo in via strettamente confidenziale per il suo Governo. Mi creda suo affettuosissimo collega Nigra
Al Sindaco di Ivrea, Cav. Eugenio Baratono
Aja, 28 luglio 1899
Volendo affiggere il mio nome sui muri, la città di Ivrea eserciterebbe un diritto che appartiene soltanto alla storia. Nigra
Alla Baronessa Bertha Von Suttner (scrittrice austriaca, sarà Premio Nobel per la Pace nel 1905)
Roma Grand Hotel, 29 novembre 1899 (in francese)
Signora Baronessa, avete tutte le ragioni di cercare un'occasione per la riunione dell'assemblea della Società austriaca della Pace per chiedere una parola di approvazione e incoraggiamento a coloro che hanno lavorato per la pace all'Aja (Conferenza Internazionale della Pace in cui Nigra era 1° Plenipotenziario italiano). Questa Conferenza ha subito dei contrattempi, l'affare Dreyfus ed il conflitto del Transvaal. Il primo ha distratto dalla nostra opera l'opinione pubblica mondiale; il secondo è sembrato contraddirci. La conseguenza è stata sicuramente assai sfortunata. Ma non sono che incidenti passeggeri; tantè che il nostro venire è destinato a durare nel corso del tempo. Si accusa la Conferenza di non aver prodotto risultati immediati. Dovrei dire, non ci facciamo alcuna illusione sull'oggetto. Sappiamo bene che non abbiamo lavorato per garantire la pace del mondo da un giorno all'altro. Per contro abbiamo la coscienza di lavorare per l'avvenire dell'umanità. In più è vero che la Conferenza non ha prodotto nessun risultato immediato? Io penso che il solo fatto che la Conferenza è stata convocata da una Potenza Monarchica, come l'Imperatore di Russia, che è stata accettata da tutte le Potenze, e che ha potuto riunirsi e lavorare per mesi con lo scopo di rendere le guerre meno frequenti e meno dolorose per le popolazioni, questo solo fatto, dico, è già un gran risultato. Prova a me che le idee di pace e di arbitrato sono entrate nelle coscienze dei Governi e dei Popoli. D'altronde, come vengo a dire, abbiamo in vista, non il momento fuggitivo, ma la storia futura del mondo. L'albero, di cui abbiamo piantato il seme, come quelli che sono destinati a crescere e a gettare radici profonde, non crescerà che lentamente. Non potremo riposarci all'ombra dei suoi rami ma chi verrà dopo di noi potrà gustarne i frutti. Credo nella nostra opera per il futuro. Le idee che abbiamo sollevato nello spirito dei Governi e dei popoli non potranno svanire come miraggi. Esse hanno la loro ragione di essere nella coscienza universale. Potranno subire, nella loro applicazione, come tutte le concezioni umane, delle pause, e anche, se posso esprimermi così, delle eclissi passeggere. Ma nulla impedirà il loro corso. Il Bus che ci siamo proposti è quello di una marca d'avanguardia. Ora l'umanità marcia fatalmente verso quel progresso. E' la legge della storia. Si astenga chi non la vuole. Così allora, sursum corda, e ricordiamoci che Cristo ha illuminato gli uomini di un po' di fede. Potete ricordarlo alla vostra assemblea affinché la capiscano. Vogliate credere, signora Baronessa, ai miei sentimenti rispettosi. Nigra
da Giuseppe Verdi (Compositore) - Milano, 23 gennaio 1900
Eccellenza, con lettera del 19 corrente mese l'E.V. mi fa nota l'intenzione di S.M. l'Imperatore Francesco Giuseppe di conferirmi un'onorificenza altissima (trattasi di medaglia d'onore dell'Impero Austro-Ungarico). Non ho bisogno di dire che V.E. come io sia alieno d'accettare quel qualunque fatto pel quale venga a chiamarsi l'attenzione pubblica sulla mia persona. Nel caso attuale, tuttavia, la benevolenza che S.M. l'Imperatore Francesco Giuseppe intende dimostrarmi, mi giunge così improvvisa e mi è in modo così gentile fatta conoscere da V.E. che mi è impossibile rispondere se non che mi sento onorato ed altamente. Epperò tale circostanza mi riesce doppiamente gradita in quanto che mi permette rammentarmi all'E.V. ed esprimerle i sensi della mia sentita stima. Ho l'onore di dirmi dell'Eccellenza Vostra Devotissimo Giuseppe Verdi
Lettera commerciale della distilleria “Buton” inviata a C.Nigra – Roma 18 marzo 1901 (originale)
Premiata Distilleria a Vapore Gio. Buton & C.
Onorevole ed Illustre Signore,
Abbiamo l’onore di renderla edotto che, unici in Italia, i nostri liquori hanno conseguito il “Grand Prix” all’Esposizione Universale di Parigi 1900. Senza fare soverchia pompa di tale massima onorificenza, nutriamo peraltro fiducia che la S.V. Ill.ma voglia prendere conoscenza dei nostri prodotti, e all’uopo ci pregiamo di accluderLe il nostro catalogo. Con profondo ossequio Gio. Buton & C.
Lettera inviata a C. Nigra dall’Ass. Naz. Fonografica e Stenografica di Ivrea il 25 maggio 1901 Comitato Centrale d'Ivrea (originale)
(Sistemi italiani Michela e Basso) A S. E. il Conte Costantino Nigra - Vienna
D’incarico del Comitato Centrale della nostra Associazione, mi pregio far tenere alla S.V. Ill. il qui accluso memoriale a stampa perché voglia compiacersi di accordare tutto il suo appoggio, non solo come Membro del Comitato d’Onore, ma come personaggio autorevole ed amante dei buoni e profittevoli studi, alle iniziative della novella e pur fiorente istituzione. Sebbene per parte sua questo Comitato abbia già spedito copia di tale memoria a tutti i Ministeri, però per raggiungere un qualche risultato pratico esprime vivissimo desiderio che la S.V.Ill. conceda il prezioso e valido suo intervento, raccomandando le istanze della Società al Governo del Re, ai Corpi scientifici, alle Autorità e favorendone i desideri coll’autorevolezza della propria persona presso la pubblica opinione e quella libera stampa per cui gl’inventori consacrarono i loro preziosi trovati. La nostra Associazione spera ed ha ragione nel valido di Lei patrocinio, tanto più che trattasi d’incoraggiare una nobile iniziativa rivolta a conseguire uno scopo sociale di utilità indiscutibile per la scienza e il progresso. Coi migliori sensi di stima e gratitudine. Il Presidente Avv. Bilia (?)
Lettera inviata a C.Nigra da E(?). Taliani il 26 giugno 1901 (originale)
Eccellentissimo e illustrissimo Signor Conte, Il mio nepote Canonico Don Cesare Taliani vuole ripartire per Ascoli – Piceno la prossima domenica. Vorrebbe Vostra Eccellenza aver la bontà di dargli un lascia passare? Le ne sarei estremamente grato. Colla più rispettosa ed affettuosa ossequienza Dev.mo di V. E. E. Taliani
Lettera inviata a C.Nigra dall’ingegner Georges Cigliana – Gorizia 9 settembre 1901 (originale)
Eccellenza, La S.V. vorrà scusare la libertà che mi prendo coll’indirizzarle la presente; avrei dovuto in questi giorni venire a Vienna ed allora avrei potuto sollecitare l’alto onore di presentarmi a V. E. con una lettera del di Lei caro cognato Signor Francesco Derossi, eccellente amico di famiglia e nostro compaesano. Le circostanze però non mi permettono di venire, quindi oso rivolgermi all’E.V. a mezzo di questo scritto per sottoporre alla di Lei alta considerazione quanto segue. Il 20 dello scorso agosto al Capitanato Distrettuale di Tolmino, Luogotenenza di Trieste, ci fu l’appalto dei lavori per la costruzione di un tronco di strada consorziale (Concurrenzstrasse) da Podberto a Petrovoberdo, appalto cui concorsi in società col Signor G. Mina. Noi fummo i soli concorrenti e la nostra offerta coi nostri certificati ed il mio diploma di laurea furono inviati a Trieste e di là, circa il 29 agosto, a Vienna al Ministero degli Interni, per la definitiva decisione in merito, cioè per approvare o respingere la nostra offerta. Ora pel fatto che la decisione, contrariamente al solito, è riserbata al Ministero, la pratica andrà burocraticamente assai per lunghe, e questo sarebbe di grave danno per i miei interessi; quindi ò creduto bene di sottoporre il fatto alla considerazione benevola di V. E. acciocchè Ella veda se c’è modo di sollecitare il più possibile la decisione e che questa sia favorevole. Nella speranza che Ella vorrà benevolmente interessarsi per un di lei compaesano, la prego, Eccellenza, di perdonarmi il disturbo e di gradire i miei più distinti omaggi dal di Lei obbligatissimo Ingegnere G. Cigliana
Appunto manoscritto di C. Nigra: 20 settembre risposto che informerò appena saprò.
Lettera inviata a C. Nigra dalla Legation Royale de Serbie – Vienna 18 settembre 1901 (originale)
Monsieur l’Ambassadeur, N’etant pas certain de la sorte du costume qu’on doit prendre pour assister à la messe funébre pour le Prèsident des Etats Unie, j’ai l’honneur de priè Votre Excellence de vouloir bien me faire savoir si c’est un uniforme ou bien en redingote qu’il faut se rendre a l’eglise. Veuillez agrèes, Monsieur l’Ambassadeur, les assurances de ma plus haute considerations. Christitch (?)
Lettera inviata a C. Nigra dall’ingegnere Georges Cigliana - Gorizia 1 ottobre 1901 (originale)
Eccellenza, Ho ricevuto la lettera di V. S. in data 20 settembre, colla quale mi comunica che sino a quella data non era ancora pervenuta all’ I. R. Ministero dell’Interno l’incartamento relativo all’appalto dei lavori per la costruzione del tronco di strada consorziale (Koncurrenzstrasse, Potberdo – Petrovoberto). Meravigliato di un tanto ritardo, assunsi a Trieste nuove e più dettagliate informazioni alla I. R. Luogotenenza del Litorale, donde l’incartamento doveva partire per Vienna, e mi dissero che esso fu spedito il 3 settembre scorso con il rapporto accompagnatorio n° 20725 V° dipartimento in data 31 agosto u. p. So di certo che il Ministero à interesse e premura di veder terminata detta strada, e non comprendo questo ritardo così a me dannoso. Perciò, Eccellenza, oso di nuovo pregarla a volersi benignamente interessare affinché, se tutto è regolare, venga al più presto approvata la nostra offerta. Fiducioso nel di Lei interessamento, nel mentre ringrazio vivamente l’Eccellenza Vostra per la gentile risposta, con cui volle onorare la mia precedente del 9 settembre u. p. , La prego di gradire i sensi della massima considerazione e rispetto. Di V. E. obbligatissimo Ing.re G. Cigliana
Allegato alla lettera il biglietto di visita: Georges Cigliana
Ingenieur Civil et Electricien
Torino Via Artisti n° 1
Appunto manoscritto di C. Nigra: “Risposto particol.te 9 ottobre 1901 N.”
Nigra al Figlio del Generale Giuseppe Govone
Premessa
Tra il 1856 e il 1859, col grado di Maggiore, Giuseppe Govone svolge molti incarichi presso il Corpo di Stato Maggiore ed al Ministero della Guerra. In particolare partecipa ai preparativi per la 2° Guerra di Indipendenza italiana, organizzando la mobilitazione dell'esercito sardo ed occupandosi soprattutto della novità dei trasporti per Ferrovia. Alla vigilia del conflitto è promosso tenente colonnello ed assegnato al quartier generale principale del Re quale Capo del nascituro Ufficio d'Informazioni e delle Operazioni Militari, il primo servizio informazioni italiano. Con questa funzione ed infiltrandosi in varie occasioni dietro le linee nemiche, partecipa alle battaglie di Palestro, Magenta e San Martino. Dopo un anno di guarnigione al comando della divisione Perugia, La Marmora, allora Presidente del Consiglio, lo invia nel marzo 1866 a Berlino a trattare con Otto Von Buismarck l'Alleanza italo-prussiana (8 aprile 1866) che porterà alla Terza guerra di Indipendenza. Tornato in Italia giusto allo scoppio delle ostilità, Govone vive un controverso momento nella Battaglia di Custoza. In una situazione che sta volgendo al peggio, Govone al comando della 9ª divisione opera una serie di contrattacchi su Custoza che avrebbero potuto spianare la strada della vittoria agli italiani, se soltanto i suoi soldati, dopo una giornata di aspri combattimenti, fossero stati aiutati dalle due divisioni di fanteria e dalla cavalleria che stazionavano assolutamente immobili a pochi chilometri di distanza al comando del generale Della Rocca. Ma questi, forse per antipatia personale, per orgoglio di grado o per cieca adesione agli ordini, rifiuta ogni soccorso e così la giornata finisce in un'inopinata sconfitta. Nel periodo seguente, mentre i comandi litigano fra loro e si apprestano a ritirarsi, Govone è tra i pochi a voler riprendere subito l'offensiva. Ma i prussiani sconfiggono gli austriaci a Sadowa mettendo fine alla guerra; agli italiani resta solo la bruciante disfatta e Govone deve comprendere che quella giornata rappresenta per lui il turning point della carriera, non perché essa ne venga stroncata ma perché da quel momento egli avrà troppi nemici. Le inimicizie nei suoi confronti si manifestarono dal 14 dicembre 1869 quando Govone accettò il Ministero della Difesa, nel Governo Lanza con Quintino Sella alle Finanze. Govone fu l'unico generale disposto ad accettare i tagli alla spesa militare richiesti da Lanza e Sella. Gli attacchi della casta militare furono durissimi ed aumentarono con lo scoppio inaspettato nell'estate dellaGuerra franco-prussiana. Govone venne accusato di non aver condiviso ed impedito, con le sue economie, il piano di occupazione del Lazio e di Roma. Il ministro cedette fisicamente e lasciò il dicastero il 7 settembre per non meglio spiegati parossismi di follia. Dopo lunga e grave malattia, morì suicida nella sua casa di Alba Palazzo Caratti Govone nel gennaio 1872.
San Remo - Grand Hotel Royal, 5 novembre 1901
Figlio del generale Govone
Ill.mo signore,
Io sono qui in congedo temporaneo e le mie carte sono a Vienna. Mi duole quindi di non poter dirle ora se io possiedo lettere del suo compianto padre. Tornando a Vienna, al principio del nuovo anno, consulterò i miei archivi e se a quell'epoca Ella avrà cura di ricordarmi il suo desiderio, non mancherò di scriverle. Avendo passato gran parte della mia vita fuori d'Italia, non ebbi frequenti occasioni d'intrattenermi col Generale Govone, suo padre. Ma lo vidi nell'occasione da Lei accennata, e più tardi, il giorno in cui giunse a Parigi la notizia della Battaglia di Lissa, della quale io gli comunicai l'esito infelice. Egli era in viaggio, con missione speciale, per Berlino, e in quel giorno mi raccontò la parte da lui presa al fatto d'arme di Custoza. Nel ricordare che, se fosse stato soccorso come avrebbe potuto esserlo, e come aveva insistentemente chiesto, avrebbe respinto vittoriosamente l'assalto nemico, egli piangeva dirottamente ed io vinto dall'emozione piansi con lui. Come Le dissi, io mi ero intrattenuto precedentemente col G.le Govone, quando il Lamarmora, da me informato dell'offerta del Veneto fattaci dall'Imperatore Napoleone, che ne aveva ottenuto la cessione dall'Austria, lo mandò a Parigi a conferire con me. L'esito della conferenza non poteva esser dubbio e Lamarmora sapeva già la mia opinione, che fu senz'altro condivisa dal Govone, secondo la quale, finchè durava il trattato d'alleanza colla Prussia, l'Italia non avrebbe potuto svincolarsene senza manifesta slealtà. Ed in questo stesso senso io mi era espresso con l'Imperatore Napoleone fin dal momento della fattami comunicazione, ricordandogli che io era stato incaricato dal Governo Italiano di mettere sotto i suoi occhi l'originale del trattato d'alleanza colla Prussia, quando il corriere che lo portava da Berlino a Firenze, transitando per Parigi, aveva avuto ordine di rimettermelo a tale scopo. Io non vidi le comunicazioni scritte dal generale Govone al Generale Lamarmora in quella circostanza. Ma posso affermare che il G.le Govone non esitò ad esprimersi con me, come io mi espressi con lui, che era obbligo dell'Italia di tenere onestamente la parola data. Il Gen.le Lamarmora, quando scrisse l'infelice suo libro, era, come tutti sanno, sotto il peso della responsabilità che gl'incombeva per la disfatta di Custoza. La virtù, di cui aveva dato tante belle prove, devozione al Re ed al paese, abnegazione, amore di giustizia, subirono allora una lunga eclissi, lasciando il sopravvento ai difetti, cioè, eccessivo amor proprio, presunzione, diffidenza di tutto e di tutti, e quindi parzialità e soggettività nei giudizi. Il tempo e la storia hanno oramai fatto la cernita del bene e del male che erano in questa valorosa tempra di soldato che ebbe il torto di credersi capace di condurre un esercito. Nel suo libro egli non fu giusto verso il G.le Govone, come non lo fu verso di me e verso altri molti. Pur tuttavia io confido che, scrivendo di lui, e anche dicendo la verità che esige la storia, Ella non aggraverà la sua memoria. Mi creda suo devotissimo Nigra
La autorizzo a fare di questa lettera l'uso che a Lei parrà conveniente.
PS: dopo la battaglia di Custoza Nigra fu accusato dal Lamarmora di aver fornito informazioni errate sul comportamento dell'esercito austriaco durante la guerra del 1866; le informazioni che Nigra aveva fornito al Lamarmora (precisandone la fonte) le aveva avute dal principe Gerolamo Napoleone e dicevano in sostanza che l'esercito austriaco avrebbe tenuto un atteggiamento difensivo. Ma a Custoza non fu così.
Lettera inviata il 23 dicembre 1901 a Stim.mo Sig. Cavaliere Nigra da Elena Tubetti (originale)
Stimatissimo Sig. Cavaliere, Non posso far dimeno lasciare trascorrere le SS. Feste natalizie nonchè, un fine, ed un buon principio novello anno, io con tutto il mio; cuore e osservando rispetto; è grande immensa nel mio cuore gratitudine di tanto e tanto bene che ricevetti dal di Lei tanto grande magnanimo cuore. Oh rispettabile Sig. cavaliere felice salute contentezza di cuore, Dio sporga a Lei ed alla rispettabile famiglia tutto quello che può desiderare il di Lei cuore i miei voti non cesserà giammai innalzare pel di Lei bene a grande e immenso nostro Dio. Oh buono e gentile e magnanimo Sig. Cavaliere metta questi miei auguri da questa infelice Italiana con tutto il cuore e colle lagrime agli occhi, l’invio felicitazione mille, ben grande mio rispetto le bacio le mani prostandomi di Lei. Umilissima Serva Elena Tubetti
Lettera inviata a C. Nigra da Ignaz Dungle - Hotel Wandl, Wien I., Petersplatz nr. 9, 26/1/1902 (originale)
Eccellenza, Grazie dell’onore fattomi col degnarsi a riscontrare con tanta premura il mio scritto, ma mi permetto importunarla ancora per scusarmi se mi sono male espresso perché non era certo mia intenzione pretendere che l’E. V. organizzasse un concerto, solamente proponevo di assumerne il patronato onde dar mezzo di procurare un beneficio ad un’artista italiana che all’estero ne ha bisogno. Veda l’E. V. nella bontà del suo cuore di trovare un mezzo di aiutare chi a Lei si raccomanda. V. E. che qui rappresenta la nostra patria non abbandonerà certo chi a Lei si rivolge. E’ una sventura da alleviare, un’aiuto da porgere, confido quindi di non aver insistito invano. Perdoni Eccellenza il mio ardire, la insistenza mia ed accolga l’espressione del mio ossequio (firma illeggibile)
Lettera inviata a C. Nigra - Hotel Wandl, Wien 1 febbraio 1902 (originale)
Eccellenza, Infinitamente riconoscente per la gentilissima Sua ho l’alto onore di comunicarle che come ebbe la bontà di suggerirmi non mancai di visitare il Sig. Barone Vanni, ma purtroppo non mi ebbi che un mondo di belle parole e di disillusioni che amaramente, tristemente, mi convinsero di quale scarso interesse i nostri connazionali siano animati per aiutare chi ricerca il loro appoggio. Al Circolo Italia non mi sono rivolto conoscendone la posizione. Come vedrà dal manifesto che mi onoro inviarle una Società Austriaca cordialmente, generosamente accordò il suo patrocinio alla nostra artista ed il concerto si farà giovedì 6 corrente. Essendo la metà dell’introito per la Sig.na Migliardi, abuso della promessa fattami dall’E. V. accludendole:
12 biglietti da corone 10 cadauno
12 biglietti da corone 6 cadauno
pregandola a trovar modo che di fronte allo straniero non manchi all’artista italiana l’appoggio dell’E. V. Non sarà vana la speranza di contare sulla presenza dell’E.V. e riserbandomi di venire con la Sig.na Migliardi a chiederle venia di tante noie e di tanto ardire nonché a caldamente ringraziarla, ho l’alto onore di degnarmi dell’E. V. umilmente.
(firma illeggibile) Appunto manoscritto di C. Nigra: “Mandate corone 20 per 2 biglietti. Restituiti gli altri. 2 febbraio 1902 "
Lettera inviata a C.Nigra dal parroco di Settefonti Sac. Luciano Milani, professore di fiolosofia – 9/2/1902 (originale)
Eccellenza, Arrivato a Vienna, sento imperioso il dovere di inoltrarle un riverente e devoto e cordiale saluto come al rappresentante degno del mio Re e della mia Patria e come a personaggio per ogni verso insigne; e al dovere felicissimo d’ubbidire, glielo mando umilissimamente. Ho capito, appena giunto, quanto delicato sia il mio ufficio e non mancherò alla prudenza, prima delle virtù cardinali, ma neanche alla sincerità ed al galantomismo, d’ogni virtù fondamento e sostegno. Io non farò allusioni politiche, non convertirò il pagano in tribuna, ma dove nelle conversazioni private me se ne porga il destro, non tacerò, né fascerò l’animo mio. Prima di tutto uomo, poi cristiano: in tutta e per tutta coscienza. V. E. I. mi ha fatto il sommo onore di scrivermi da pari suo, cioè gentilmente e santamente; ed io la ringrazio di tutto cuore. Fui troppo anche a scrivere a V. E. I. ; ma se per converso mi rimprovero, per l’altro mi compiaccio d’averlo fatto perché ho avuto modo di manifestare anche il mio pensiero. Quanto V. E. I. sia altamente e profondamente cristiana e patriota e civile insieme. I preti d’Italia, che al nome di certi liberali fanno il segno di croce non conoscono che sia il sentimento della libertà e della religione; e in nome di Dio sono nemici di Dio e cooperatori del nemico d’ogni bene. Di buonissimo quando verrò a riverirla ed affezionarla; ma non posso assolutamente farlo, se V. E. I. non si degna di dirmi, in grazia, quando meno la mia visita le sia incomoda: mi faccia grazia d’assegnarmi un giorno ed un’ora; e verrò a darle segni personalmente della mia venerazione. Oh! Quanto volentieri io parlerò con V. E. I. di M. Minghetti, duca e signore e maestro mio venerato! Anzi, se il mio ufficio non si oppone, (che non credo) io sarei dispostissimo a parlare in una pubblica o privata adunanza di persone devote alla virtù, al patriottismo, all’ingegno, intorno a M. Minghetti, che dell’ingegno, della virtù, del patriottismo fu esempio insigne. Io certo, non toccherei tasti che per avventura dessero un suono sgradito ma colla moderazione maggiore, non farei che delineare storicamente la figura morale del sommo statista. A me V. E. I. mi favorirà un suo consiglio, a cui mi atterrò lietamente. E di nuovo ringraziandola della risposta sua buona e gentile alla mia povera lettera, e salutandola colla maggiore venerazione e col più caldo affetto, ho l’altissimo onore di essere e di protestarmi dell’E. V. I. devotissimo e obbligatissimo servo Luciano Milani
Lettera inviata a C.Nigra da Arnoldo Bassan, Vienna IX Althanplatz 4
Vienna 17 febbraio 1902 (originale)
Eccellenza, Ho l’onore di segnalarle ricevuta della di Lei gradita lettera in data 17 febbraio 1902 colla quale V. E. si compiacque di annunziarmi la mia nomina a Cavaliere della Corona d’Italia. Lusingatissimo di tale prova della di Lei preziosa benevolenza, io La prego di volermi accordare una breve udienza affinché io possa a voce esprimerle la mia viva riconoscenza. La prego di gradire, Eccellenza, gli atti del mio profondo ossequio. Di V. E. dev.mo Arnoldo Bassan
Appunto manoscritto di Nigra: 20/2/902 Scritto di venire verso le 11 di un giorno non festivo della prossima settimana. Z. (Zannoni ?)
Telegramma inviata all’Ambasciata d’Italia a Vienna per avere informazioni sul marchese Torretta (28/2/1902) - ambasciata Italia Vienna
Prego telegrafarmi se Marchese Torretta sia costì - morto –
Appunto manoscritto di C. Nigra: “Risposto 28 . 2. 902 - Non consta questa R.A. presenza Torretta Vienna N. “
Lettera inviata all’ambasciata di Vienna per ricerche del Conte Francesco Cigala Fulgosi (1902) (originale) da Gentili Avenue Parmentier, Bureau 46 – Paris
Rispettabile Ambasciata Italiana a Vienna, Per obbedire a una espressa volontà d’una persona gravemente malata, si ha bisogna di sapere se è ancora fra i vivi il Conte Francesco Cigala Fulgosi, che nel 1870 era ancora nell’armata Italiana, che prese moglie in extremis nella città di Udine, dove visse molti anni. Mi indirizzo all’ambasciata italiana perché a quel che pare il di lui fratello si trovava a Vienna, ambasciatore o altro. Prego d’una cortese risposta, che metta sulle tracce. Rispettosi saluti
Appunto manoscritto: Restituita la cartolina e risposto che non consta alla R. Ambasciata esservi in Vienna un Conte Francesco Cigala Fulgosi 11/3/1902
Lettera inviata a C. Nigra, il 6 giugno 1902, dal Capo Stazione di Pontebba: Vittorio Richter (originale)
A Sua Eccellenza Illustrissima il Conte Costantino Nigra Ambasciatore di S.M. il Re d’Italia - Vienna
Eccellenza Illustrissima, mi corre l’obbligo di annunciare, all’Eccellenza Vostra Illustrissima, che ebbi dalla mia superiorità l’ordine di trasloco alla stazione di Treviglio presso Milano e devo effettuare la mia partenza nel giorno 14 corrente. Pur essendo, con una tale decisione superiore, accontentato, dopo sette lunghi anni, il mio desiderio d’esser tolto da questo paese e da questo clima rigido troppo e incostante, non posso certo dirmi contento della disposizione Superiore, che, dopo il servizio prestato ad una stazione così importante come questa e dopo tutti i servizi eccezionali fatti, per causa degli incendi e delle loro conseguenze, che tuttora perdurano, mi destina ad una stazione di importanza eguale, se non inferiore anche, per certi riguardi, a quella che ho occupato sin qui colla coscienza d’aver fatto tutto e più assai del mio dovere. Non posso dirmi contento, tanto più che, con una tale disposizione, è deriso pienamente il mio desiderio, tante volte invocato, dacchè nel 1899 mi è morto il fratello, d’un trasloco a Venezia, o vicino a Venezia almeno, onde venir in aiuto a mia madre ed a mia sorella, che non possono muoversi da Venezia e che son sole, prive per causa di quella disgrazia, del loro unico sostegno. E dire che se nelle alte sfere ferroviarie, si avesse voluto accontentarmi, lo si poteva benissimo, perché, contemporaneamente a me, è traslocato pure il capostazione di Venezia Centrale ed a quel posto, ove occorre un uomo relativamente giovane ed energico, è destinato un capostazione, che è alla fine della sua carriera e che è prossimo ad andare in pensione. Tuttavia obbedisco, essendo il primo dovere di un funzionario quello di obbedire agli ordini dei suoi Superiori e voglia il fato che, rimossa col tempo quell’antipatia che posso forse aver destato, senza mia colpa, in qualche mio Superiore della Direzione di Bologna, possa giungere anche per me l’ora buona ed abbia finalmente a ricongiungermi a mamma e sorella che abbisognano del mio sostegno. Mi perdoni l’Eccellenza Vostra Illustrissima se mi son permesso farLa partecipe della mia dolorosa impressione; non avrei potuta sottacerLa a chi mi ha così gentilmente onorato della Sua per me tanto ambita benevolenza. Io devo all’Eccellenza Vostra Ill.ma le poche gioie che, nel mio lungo indefesso lavoro di sette anni in questa stazione ho potuto gustare e ciò io ricorderò sempre fin che avrò vita e pregherò sempre Iddio che la Eccellenza Vostra Illustrissima sia conservata, per lunghissimi anni ancora, alla venerazione ed all’affetto rispettoso di tutti gli Italiani, che tanto devono all’Eccellenza Vostra Ill.ma ed a chi, come V.E.Ill.ma, ha tanto efficacemente cooperato a rendere indipendente e forte questa nostra cara Italia. Col sentimento del più profondo rispetto, io prego l’E.V.Ill.ma a valersi di me sempre, in qualsiasi emergenza io potessi essere anche minimamente utile. Sarà sempre una gioia infinita per me, il poter ritenermi degno degli ambiti comandi della Eccellenza Vostra Illustrissima. E rinnovandoLe tutti i miei più vivi ringraziamenti, io prego l’Eccellenza Vostra Illustrissima a voler ben compiacersi accettare i più rispettosi miei ossequi. Dell’Eccellenza Vostra Ill.ma umilissimo e devotissimo Vittorio Richter
Lettera inviata a C.Nigra da Alberto Frangini Budapest 10/6/1902 (originale)
Eccellenza, Vorrebbe usarmi la cortesia di dirmi se Le vennero rimessi i 20 opuscoli che lasciai all’Ambasciata? Con la massima stima. Dell’E. V. Dev.mo Alberto Frangini
Appunto manoscritto di C.Nigra: Rinviati gli opuscoli per posta. Scritto a Cusani perché gli paghi corone venti. N.
Lettera inviata a C. Nigra dal direttore della rivista “Scena Illustrata”, Pilade Pollazzi Firenze 17/6/1902 (originale)
Direzione e amministrazione “Scena Illustrata” Viale Regina Vittoria - Firenze – Via Fra Domenico,11 - Pilade Pollazzi, direttore – proprietario
Eccellenza, Mi affretto mandare a V. S. i miei più vivi ringraziamenti, per la risposta così gentile e così sollecita. Scrivo al S. March. Bianchi di Castelbianco, con la speranza di poter ottenere quanto desidero. Di nuovo mille e mille ringraziamenti! di V. E. Dev.mo Il Direttore P. Pollazzi
Lettera dattiloscritta inviata a C. Nigra da Fabrizio Colonna – Roma, 1° agosto 1902
(originale)
“ Il 29 Luglio 1901”
Ricordi ed Atti Ufficiali del Comitato Centrale per la commemorazione ed il pellegrinaggio nazionale alla TOMBA DI S. M. UMBERTO I - Via Incurabili – 5A
Eccellenza, Col fondo rimasto disponibile sul bilancio del Comitato pel Pellegrinaggio Nazionale alla Tomba del Re Buono, si è stabilito di istituire un Premio Umberto I da conferirsi, annualmente, all’atto della nomina a sottotenente o guardiamarina, a quell’allievo della Scuola Militare di Modena, dell’Accademia Militare di Torino, o dell’Accademia Navale, che sia orfano di ufficiale morto in servizio. La concessione di tale premio sarebbe disciplinata dall’unito regolamento, approvato in massima da S. E. il Ministro della Guerra. Per aumentare il detto fondo si è pubblicato, e posto in vendita, il volume, che mi sono permesso inviare all’E. V. Esso contiene i ricordi e gli atti del Pellegrinaggio anzidetto che riuscì, come l’è noto, una indimenticabile e splendida manifestazione nazionale. Io nutro fiducia che l’E. V. vorrà contribuire alla costituzione del detto premio acquistando la copia del detto volume (edizione speciale) che costa L. 12 – franco da ogni spesa. Mi permetto inoltre di pregare l’E. V. perché voglia compiacersi di informare della pubblicazione il personale di codesta R. Ambasciata, facendo ad esso conoscere che del volume si è fatta anche un’edizione comune del costo di L. 5 (oltre le spese postali). Nel ringraziare l’E. V. di quanto, ne sono certo, vorrà degnarsi di fare per aiutare a tradurre in atto il nostro progetto, me Le conferisco, con ossequio, Dev.mo Fabrizio Colonna
Allegata vi è la bozza stampata del: Progetto di Regolamento per la concessione del “Premio Umberto I” (composto di n° 7 articoli).
Castello di Königswart-Austria, 14 agosto 1902
un nipote dell'Ambasciatore austriaco Riccardo Metternich, a Nigra
caro Conte, il vostro protetto signor Munz è venuto a trovarmi per portarmi la vostra lettera di raccomandazione. Trovo che sia un uomo di grande intelligenza e gli ho mostrato il mio museo e il castello con tutti i ricordi di mio padre e del suo tempo, cosa che lo ha interessato molto. Mi ha donato il suo libro e le sue impressioni riportate in un articolo molto bello su di Voi. Sono felice di sapere che state bene e speriamo di potervi vedere una volta quì, ed è da molto tempo che ci avete fatto questa promessa. Dopo una primavera e un'estate impossibili speriamo in un autunno accettabile. Ci fareste un gran piacere. Non potete immaginare come la catastrofe di Venezia ci abbia impressionato; che male se questo gioiello dell'Adriatico sparisse con tutti i suoi monumenti unici. Questi maledetti vaporetti sono certamente la causa di questo disastro. Mi ricordo perfettamente della prima installazione che ha turbato la calma della laguna, non vi sono dubbi, che per la maggior parte del pubblico era molto comoda, ma tutto il mondo prevedeva che le onde avrebbero danneggiato il vecchio edificio costruito su palafitte. Addio quindi, caro Conte, tutti vi fanno auguri e sperano di vedervi qui. Gradite l'espressione della mia più alta stima Metternich
PS: Il crollo del campanile di San Marco*
- Alle 4 del 14 luglio 1902 il capomastro Luigi Vendrasco è già in piazza San Marco preoccupato per il campanile. Un’ora e mezzo più tardi l’architetto Domenico Rupolo effettua un sopralluogo e constata le condizioni critiche dell’edificio. Alle 9.30 è dato l’allarme: sono sgomberate la piazza e le botteghe sotto le Procuratie Nuove. Poco dopo, il crollo: il monumento rovina a terra in meno di un minuto coprendo il sole e lasciando un cumulo di macerie alto venti metri. In serata il consiglio comunale di Venezia annuncia che il campanile sarà ricostruito. Qualche ora più tardi il ministro della Pubblica istruzione parte per Venezia.
A Venezia, il 6 agosto 1902, iniziano i preparativi per demolire il campanile di Santo Stefano, in grave pericolo di crollo. L’orologio sulla sommità del campanile è rimosso dall’orologiaio Luigi Beninato, figlio del costruttore. Delle sei campane una ha notevole importanza storica: è la “Morosina”, donata alla congregazione degli Agostiniani dal doge Francesco Morosini.
Minuta di lettera inviata a Fabrizio Colonna con firma autografa di C.Nigra – Vienna, 18 agosto 1902 (originale)
Ill.mo Sig. Pri. D. Fabrizio Colonna, Mi pregio di accusare ricevimento alla E.V. Ill.ma della lettera in data del 1° corr. concernente l’istituzione del Premio Umberto I° per i sottotenenti o guardiamarina e mi compiaccio della nobile iniziativa presa da codesto Comitato centrale. Nel trasmetterle in allegato un assegno della Banca d’Italia di lire dodici, prezzo del volume intitolato “Il 29 luglio 1901” , oggi pervenutomi, colgo l’occasione per offrirle, i miei saluti cordiali Nigra
Lettera inviata a C. Nigra dal Parroco di Settefonti (Luciano Milani) Settefonti 4 settembre 1902 (originale)
Eccellenza Illustrissimo, Grazie, infinite grazie! Dio le renda merito! La preghiera di V. E. al R. Ministro di Grazia, Giustizia e Culti è stata esaudita; epperò io favorito del sussidio di L. 100: oh come le sono grato e riconoscente! All’opera santa onde è intessuta la nobile vita di V. E. I. ora si aggiunge questa, che, a cagione del bene a me fatto, a nessun’altra di certo è inferiore. Dio vuol provare la mia povera vita, imperante, sia per la siccità straordinaria, sia per la grandine caduta in questi luoghi il dì 11 d’agosto, le mie rendite abbia ridotto a meno che nulla, non bastando ciò che è rimasto a pagare le spese e d’altra parte il mio spirito già torturato orribilmente per mille e mille cagioni. Ma non mi dispero: lotto per la causa santa del Bene, soffro, mi sento debole inesorabilmente; ma impavido continuo la Pasqua (?)! Per fortuna la vita è breve! Mi sarebbe provvidenziale a trovar modo di predicare fuori d’Italia la quaresima del 1903, se vivrò tanto: in Italia per cagione del mio liberalismo e patriottismo non mi è possibile di ottenere questo bene grande, fisico e morale insieme. Il Vicepresidente dell’Accademia degli Agiati di Rovereto mio venerato amico, mi ha parlato di Trieste come di città ideale per le mie prediche; ma non so come fare per esservi buon predicatore. Oh se V.E.I. potesse raccomandarmi a qualche personaggio autorevole, e potente di quella città a questo scopo! Quel R. ……, potrebbe giovarmi in questa faccenda? Anche mi si è parlato di Lisbona nel Portogallo; ma siamo alle solite. Io non conosco nessuno che mi possa giovare in ordine a ciò. Di Vienna non parlo neppure; perché troppo ne avranno avuto di me la quaresima passata quei cari e beneamati miei connazionali. Ma se fosse possibile, oh come verrei volentieri! Che provvidenza sarebbe per il mio spirito e per le mie finanze il ritorno in codesta bellissima e carissima città, cui mi legano tanti soavi ricordi! Ove fosse possibile e l’E. V. I. trovasse modo che il mio ritorno a Vienna si effettuasse, io le sarei infinitamente grato: per mezzo dell’egregio Sig. Zannoni, mi faccia grazia di darmi qualche notizia! E pregando fervidamente Iddio a conservarla felicemente lunghissimi anni ed a rimunerarla de condiquo del bene che fa, mi prendo l’insigne onore ed il piacere graditissimo di protestarmi colla più profonda e più alta venerazione. Dell’E. V. I. Umilissimo Devotissimo Obbligatissimo Servitore Luciano Milani - Parroco di Settefonti
Lettera inviata a C. Nigra dall’Asilo Infantile di Saltara (Pesaro) per richiesta di offerta Saltara (Pesaro) 6 ottobre 1902 (originale)
Asilo Infantile Vittorio Emanuele III° - Saltara
A V.E. On. e Gentilissima, che a ogni cosa buona e nobile ha aperto il cuore e pronta l’azione, in nome del Consiglio amministrativo di questo Asilo d’Infanzia offro una copia dell’Inno per la festa degli alberi composto dal gentil poeta G. Picciola e musicato dal valentissimo M.° Agostini. Vossignoria, nella di Lei particolare competenza, vedrà che l’opera letteraria e quella musicale sono veramente distinte. La spesa sostenuta per la incisione, la stampa e la posta è assai rilevante: e si rimette il Consiglio amministrativo dell’Asilo alla generosità di V. E. per quell’offerta che crederà fare, qualora gradisca l’invio fattoLe. Il ricavo va a beneficio di un Istituto d’Infanzia tanto benemerito, ma pur troppo tanto povero, da non potere provvedere né pure la refezione ai bambini per tutto l’inverno. Ringrazio dal cuore V. E. a nome delle innocenti creature alle nostre cure affidate, e distintamente La ossequio Il Presidente Notaio L. Bartoccetti
Lettera commerciale inviata a C. Nigra dall’editore Bossi per promuovere l’acquisto di cartoline artistiche Roma 23/12/1902 (originale)
Eccellenza Ill.ma, Editore delle “Cartoline artistiche delle notabilità contemporanee”, le quali hanno incontrato ovunque il più largo favore, segnatamente presso gli Ecc.mi Ministri, Ambasciatori, Senatori e Deputati nostri, onde rendere altresì all’E. V. Ill.ma il dovutole tributo d’alta ammirazione e considerazione, ho dato alle stampe la cartolina che la riguarda. Mi pregio pertanto di inviargliene n° 200 esemplari, certo che anche l’E. V. si degnerà di benevolmente accogliere, come già fecero numerosi Suoi illustri colleghi, il mio modesto lavoro. Per tali cartoline, com’è mio uso, non determino prezzo; accetterò con grato animo quella qualsiasi offerta che la bontà dell’ E. V. Ill.ma crederà farmi pervenire, a titolo d’incoraggiamento. E poiché le cartoline di notabilità, finora da me pubblicate, sono in numero considerevole, ho pensato di riunirle in eleganti albums, formando così delle utili ed interessanti raccolte-biografico illustrate (specie di dizionari illustrati), di cui un esemplare speciale verrà offerto in omaggio al nostro Augusto Sovrano. Detti albums, essendo stati altresì bene accolti dalle nostre migliori personalità, mi faccio ardito proporne un esemplare anche all’E. V. Ill.ma, giusta estimatrice di tutto quanto è buono e utile, nella fiducia che ne lo vorrà accettare. I prezzi di detti albums variano da £. 50 a 100, a seconda del quantitativo di cartoline che contengono e della finezza degli albums. Nell’attesa di gradita risposta, voglia degnarsi l’E. V. Ill.ma, di benevolmente accogliere i miei più sinceri auguri per le imminenti feste ed il novello anno, in aggiunta alle espressioni del più profondo rispetto. Dell’ Eccellenza Vostra Dev.mo servo Alessandro Bossi
Appunto manoscritto di C,Nigra: Fatte pagare £. 20 a Roma
Ritenuti 10 esemplari; Restituiti gli altri per le poste
da Pasquale Villari (storico del Savonarola) - Roma, aprile 1903
Illustre Conte, scrivo allo scienziato, non all'ambasciatore. Il Comitato del Congresso Storico di cui sono Presidente provvisorio, desidera vivamente che Ella intervenga al Congresso e mi incaricò di scriverle di ciò direttamente. Se Ella potesse colla sua presenza aggiungere qualche sua comunicazione, può immaginarsi quanto ce ne terremmo onorati. Speriamo in ogni modo che Ella non ci vorrà privare della sua ambita cooperazione. Prendo quest'occasione per spedirle una copia del mio discorso al Congresso della "Dante Alighieri" a Siena. Spero che Ella troverà che sono stato abbastanza prudente, e che non ho dato a nessuno giusta occasione di lamento. Voglia Ill.mo Conte accogliere i miei auguri di felicità per il nuovo anno. Mi creda con ossequi Dev.mo e Obbl.mo P. Villari
Lettera inviata dal Nigra a don Pietro Cerutti, arciprete di Borgomasino, il 7 settembre 1903 (originale)
Mio Rev.mo Signore, aderisco cordialmente alla dimostrazione di stima e d'affetto verso il reverendo D. Boggio, prevosto del mio amato nativo villaggio di Villa Castelnuovo; ed all'occasione del suo giubileo sacerdotale, gli mando i miei migliori saluti, e voti sinceri di lunga e prosperosa vita. Voglia Ella rendersi interprete di questi sensi presso il festeggiato, e mi creda Suo dev.mo Nigra
Lettera inviata alla “Sentinella del Canavese” il 12 gennaio 1904 (fotocopia avuta da Vallosio Domenico) Napoli, 12 gennaio 1904
Signor Direttore, mentre sto curando la mia salute al sole di Napoli, apprendo il suggerimento della Sentinella del Canavese di riunire un comitato di onoranze per me, all’occasione del mio ritiro dalla carriera diplomatica. Sono grato al nostro giornale Eporediese di questo suo pensiero; ma gli sarò anche più grato se consentirà a non darvi seguito. Dei servizi che ebbi la fortuna di rendere all’Italia io mi ritengo ampiamente ricompensato dalla fiducia mostratami dai sovrani e dagli uomini di stato che fondarono e mantennero l’unità della patria. Dell’interesse che era mio dovere di nutrire, e che mostrai sempre per il nostro Canavese, ebbi il migliore dei compensi nell’affetto dei miei conterranei. Quest’ affetto è la testimonianza della mia coscienza soddisfano ogni mia ambizione. Non approvo gli eccessi di onoranze, di cui è invalso l’abuso in Italia per i suoi morti più o meno illustri, non lo ammetto per i viventi. Non ho mai cercato né cerco la popolarità. Una sola cosa io cerco ora e domando ai miei concittadini, ed è di non turbare con dimostrazioni di qualsiasi natura la tranquillità del riposo a cui ho ben diritto dopo oltre mezzo secolo di servizio attivo. Le sarò grato, signor Direttore, se vorrà pubblicare in un prossimo numero della Sentinella del Canavese questa mia lettera. E gradisca l’espressione della mia distintissima osservanza. Costantino Nigra
Lettera inviata alla “Sentinella del Canavese” il 18 gennaio 1904 (fotocopia avuta da Vallosio Domenico) da Roma, Trinità dei Monti
Signor Direttore, ringrazio la Sentinella del Canavese dell’ospitalità data, nel suo n° del 15 corrente, alla lettera con cui io la pregai di non dare corso al progetto di onoranze per me, all’occasione del mio ritiro dalla carriera diplomatica. E qui vorrei poter astenermi dal dare al nostro giornale Canavesano altri disturbi con ulteriore corrispondenza. Senonchè la Sentinella, con la ostinazione che è una delle caratteristiche di noi Canavesani, pur mostrandosi disposta a tener conto dei miei desideri, insiste in sostanza nel suo proposito. Soltanto, precisandolo meglio, esclude ogni idea di dimostrazione rumorosa, e propone l’offerta, per sottoscrizione, d’una pergamena artistica, che mi sarebbe consegnata da senatori e deputati del Canavese. Ora io persisto dal conto mio nell’oppormi anche a questa, che è pur sempre una pubblica dimostrazione a persona ancora vivente. La Sentinella, oltre l’esempio della pergamena offerta al Re Vittorio Emanuele II dagli alpinisti del Canavese (esempio che evidentemente non fa al caso presente), cita quello del cocchiere milanese che non volle ricevere dal conte di Cavour il prezzo di una corsa, e quello della contadina di Leri che venne ad offrire al grande ministro due galline (1). Ma quelle erano dimostrazioni individuali, e poi Cavour era Cavour, ed io non sono che il suo modesto antico segretario. Se la Sentinella vuol farmi piacere, rinunzi alla proposta sottoscrizione, e se ostinatamente ci tiene, consegni la somma delle oblazioni ad un istituto di beneficenza locale. Io vi aggiungerei una mia oblazione di £. 100, che manderò alla Sentinella, e così la dimostrazione servirà a qualche cosa di utile. Riserviamo la pergamena ai premiati delle esposizioni. Amo sperare che anche la Gazzetta del Popolo di Torino approverà questo mio proponimento. Abbia ancora la bontà, signor Direttore, di pubblicare questa lettera nel prossimo numero del suo giornale, e mi creda, come sempre coi più distinti complimenti
Suo devotissimo Costantino Nigra
- Io fui testimone dell’ilarità con cui il Conte di Cavour accettò le galline, offertegli dalla buona donna di Leri, un mattino di primavera del 1857. Nella stanza che gli serviva di libreria, ed in cui io stavo mettendo al corrente la sua corrispondenza del giorno, vidi entrare il grande ministro, in veste da camera, con in mano, come il Renzo dei Promessi Sposi, le due galline viventi ed attaccate per le zampe. “Ecco, mi disse, mi hanno preso per un Azzeccagarbugli, ma la causa che io difendo è quella dell’Italia”. E brandiva dinanzi a me le due galline con quel sorriso, nel quale i suoi concittadini solevano leggere gli auspici delle sorti italiane.
Municipio di Venezia - Il Sindaco Filippo Grimani - Venezia, 7 febbraio 1904
Ringrazio l’E.V. per la cortesissima lettera con cui mi partecipa il suo arrivo nella nostra città per prendervi stabile dimora, e son ben lieto che Venezia possa ascrivere ad onore di essere stata scelta fra tutte le città italiane come luogo di riposo, da chi ha così nobilmente speso gran parte della vita per la patria e per la sua grandezza tenendone alto il prestigio in mezzo alle grandi vicende del suo risorgimento. Circa al particolare della libera introduzione di mobili ed oggetti appartenenti all’E.V. mi risultò che l’Amministrazione appaltatrice del Dazio di Consumo del Comune, aveva già direttamente disposto perché tutto fosse introdotto in franchigia conformandosi alle disposizioni della R.Dogana, così che mentre l’incaricato di V.E. era venuto a conferire con me, già due dei furgoni ferroviari erano stati alle ore 13 ½ liberamente scaricati alla abitazione dell’E.V. Le erronee informazioni date alla persona incaricata da V.E. dipendevano dall’Agenzia dei trasporti in città, la quale aveva fatto domanda all’ufficio daziario perché si verificassero a domicilio mobili ed oggetti, mentre quell’ufficio non avrebbe mai ordinato né la verifica alla Stazione, né la visita all’atto dello sballaggio nella casa di V.E. Voglia l’E.V. gradire l’espressione della mia perfetta osservanza.
Quietanza per ricevimento denaro inviata a C. Nigra dall’avv. Antonio Baschiera – Venezia 20/5/1904 (originale)
Eccellenza, Le accuso ricevimento di £. 10.000 (diecimila) per fondo spesa per conto di V. E. e col massimo ossequio mi professo Dev.mo Avv. Antonio Baschiera
Appunto manoscritto di C. Nigra Vienna 24 giugno 1905
S. SS. Von Rothschild di Vienna dal 1° gennaio 1904 al 24 giugno 1905
Conto chiuso il 31 dicembre 1903 - Conto 1903 – 1904 chiuso definitivamente il conto 24 giugno 1905
da Francesco Jerace ( Pittore e scultore italiano ) - Napoli, 12 dicembre 1904
Eccellenza, So che l'E.V. si trova a Roma e mi permetto di scriverle, prima per felicitarmi del Cavalierato che veramente, non so perché, io credeva che l' E.V. per le benemerenze acquistate fosse già cugino di S. M. Umberto I, ma! Mi devo felicitare pure con l' E.V. di non aver accettata la Presidenza della Camera Alta, così avremo costantemente qualch'altra pubblicazione interessante dalla mente e penna dell' E.V. e vengo alla movente di questa lettera. La testa dell'amico dell' E.V. (dovrebbe trattarsi di un busto del Nigra stesso scolpito gratuitamente in cambio della Chioma di berenice scritta dal Nigra) l'ho terminata di scolpire, e non ho creduto di terminarla in modo da parere opera finita, lisciata; è rimasta come simpaticamente mi ha espresso l' E.V. È un omaggio di un povero scultore che ama l'Italia sua, ed i fattori di questa Patria nostra. Vostra Eccellenza rappresenta una delle più bette figure dell'epoca eroica e politica, l'epoca dei Cavour, D'Azeglio, Lamarmora, Cialdini, ecc. Dove devo mandare il mio omaggio ? E son servitore ed ammiratore dell'E.V. Jerace
ed ecco la risposta del Jerace all'invio della Chioma di Berenice da parte del Nigra
Eccellenza, II libro regalatomi con lusinghiero autografo, mi ha fatto leggere e rileggere quell'armonica sua elegia e la dedicatoria altrettanto bella; ed ho goduto come godo quando studio un'opera di Polychetos o di Leonardo. Non sono che un infelice orecchiante, ma dallo studio comparativo fatto da V.E. vedo che dalle forme Catulliane emerge, maggiore chiarezza che non nella bellissima traduzione del Pascoli, e V.E. ha fatto opera bellissima elaborando quella traduzione che pare una sinfonia Beethoveniana. La parte illustrativa, critica, letteraria, storica, è così interessante, esauriente, da rimanere chiaramente edotti del tempo, del luogo, e della bellezza dell'opera di Callimaco. Ho goduto tanto leggendo quel lavoro, che non tarderò a prendere colori e pennelli per tentare « una chioma » sulla tela! Ma le mie penne son povere, in paragone del desiderio della veduta! Quella Lirica ascendente, maestosa, che divinizza una ciocca di capelli, ed ha lo spazio infinito «per muoversi», come si può ridurre coi mezzi plastici? Spero di poter vedere a Roma l'E.V. e dire meglio che non ho saputo qui del regalo ricevuto. Auguro all' E.V. salute per moltissimi anni; si avvantaggerà l'Italia nostra ed i devoti ammiratori di V. E. fra i quali non è l'ultimo obbl.™° servitore Francesco Jerace
Lettera inviata a C. Nigra dal canonico Costantino Pagliotti - Avigliana 8 ottobre 1906 (originale)
Eccellenza, E’ per me oggi alto onore, morale soddisfazione nel farmi animo a presentare a Voi, Eccellenza, in omaggio ossequente d’autore numero due esemplari dell’opera che ho testè consegnata alle stampe dal titolo “Cuorgné e l’Alto Canavese” che ha ovunque incontrato plauso e incoraggiamento. In essa Voi, Eccellenza, troverete nelle ore di sollievo troppo a Vostra Eccellenza peregrine, descritti a base di citazioni e di documenti autentici tutti i Comuni dell’Alto Canavese, particolarmente quelli che raggruppano le ubertose vallate dell’Orco e del Soana. In essa ho intrecciato le vicende dei Canavesani dal dì in cui vi prese dominio l’Aquila Romana fino all’epiche lotte dei tuchini contro il feudalismo asservitore, dalla nuova era di libertà fino ai generosi campioni dell’età nostra lustro del Canavese. Io confido leggerete con piacere e interesse le vicende dell’infelice Arduino, primo Re Italiano d’Italia, che una sì soave impronta ha lasciata nell’anima Canavesana, il sorgere delle dinastie dei Valperga, dei Sanmartino, dei Masino, le vicende storiche civili politiche di quelle contrade che son pure patria Vostra, o Eccellenza, e a cui si sono inspirati i Boggio, i Pittara, i De Amicis, i Giacosa. Una rassegna biografica dei rappresentanti politici dell’Alto Canavese e il riassunto della Mostra Canavesana di Cuorgné a cui Voi deste l’autorevole appoggio chiudono la monografia. Senonchè data ristrettezza della zona a cui è confidata l’opera, e più ancora il metodo rigorosamente scientifico che la informa, la spesa della pubblicazione non può giammai essere coperta dalla diffusione. Onde a ragione io mi affido alla generosità dei più eminenti personaggi della regione interessata perché col loro appoggio facciano sì che meglio sortisca il fine altamente educativo e patriottico dell’opera; e già molte furono le testimonianze dei sommi che fecero da mecenate alla medesima. Tra essi io mi permetto annoverare tra i primi Voi, Eccellenza, la cui rara competenza in discipline storiche troppo mi è nota, nonostante i più alti uffici dello Stato premano ancora tuttodì la Vostra mente elettissima, e mi affido che accoglierete il povero mio omaggio che segnerete della Vostra autorevole benevolenza. Appena sarà pubblico il Vostro gradimento all’opera, i Canavesani saranno vienmeglio eccitati al ricordo glorioso dei loro avi e all’educazione altamente civile che l’opera vuole. Accogliete, Eccellenza, tutta l’espressione della mia fiducia e i sensi più rispettosi d’imperitura riconoscenza. Con rispettosi ossequi di Vostra Eccellenza obbligatissimo servo Teologo Can. Costantino Pagliotti
alla Baronessa Bertha Von Suttner - Roma, 22 marzo 1905
Signora e cara collega, mi preme dare ricevuta della vostra lettera del 19 e di plaudire alla proposta che contiene. Uno scambio di visite interparlamentari tra Italia ed Austria sarà senza dubbio utile ai due paesi con lo scopo pacifico che i nostri due governi perseguono. Ma se ciò non sarà sufficiente a far scomparire l'antipatia reciproca delle popolazioni nei due paesi, antipatia (odio dirlo) che non è per nulla condivisa dai Governi. Ora, per far sparire, se è possibile, questa antipatia, si dovrebbe innanzitutto indirizzarsi non tanto al Parlamento, o agli uomini parlamentari, ma alla Stampa. Non è da molto, come sapete, che vi è stata a Vienna una riunione generale interparlamentare. Con quale risultato? Per quel che concerne l'Italia e l'Austria, pressochè nullo. Perché? Perché la Stampa, a Vienna come già all'Aja, se n'è disinteressata completamente. E causerà, l'ho già ben spiegato allora, in seno alla Conferenza, che i suoi sforzi, per riuscire, devono poter contare sull'apporto della Stampa, che si doveva cercare d'ottenere. I miei consigli non furono ascoltati e quella riunione, per lo scopo che abbiamo a cuore, fu sterile. La medesima cosa arriverà alla nuova esperienza, anche se la conferenza è stata ridotta ai deputati italo-austriaci. Per parte mia io plaudo alla vostra idea. Ma sono, come sapete, fuori dai giochi. Non ho alcuna influenza parlamentare nel mio paese. Vivo in pensione e mi rassegno, nella miglior grazia che posso, a farmi dimenticare. Non potrei quindi assumere l'iniziativa di una azione qualunque e neppure assumere un ruolo di qualche importanza. Mi ripeto, nello scrivervi questo biglietto, a ridarvi il consiglio che diedi alla Conferenza di Vienna: fate in modo di avere con voi la Stampa. Senza di essa non arriverete a nulla. Persuadetevi e fate in modo di persuadere i nostri amici, gli amici della pace; nell'anno di grazia in cui viviamo, il più modesto giornalaio può, più che il più esperto uomo di Stato, far si che il Premier parli alle masse che sono e che hanno la forza. Vogliate credermi, signora e collega, vostro devotissimo e obbligatissimo servitore Nigra
Lettera inviata a C.Nigra dal Senatore Prof. A. De Giovanni, senatore - Padova 31/10/1906 (originale)
Eccellenza, tosto che sia stampato mi farò dovere di inviarle una copia delle cose che ho avuto occasione di dire al Congresso, a proposito dell’astenìa-sclèrosi. Ma se mi lusinga il suo desiderio di leggerla, non io certamente sarò pago di offrirle così poco, tanto più se anche Lei fosse davvero sofferente per astenia- sclerosi: so di non aver detto tutto quanto può interessare chi, soffrendone, è profano alla materia e sa dal pari che in generale i resoconti dei Congressi non sono sempre immagine fedele delle enunciazioni degli oratori. Però mi proporrei, sapendo di non disturbarla, di venire io di persona la prima volta che tornerò a Roma per meglio soddisfare la di Lei curiosità intorno alla malattia della quale si dice sofferente. E per tanto aggradisca il mio ossequio ed i miei migliori auguri. Devot.mo collega A. De Giovanni
Lettera inviata a C.Nigra dal Senatore Prof. A. De Giovanni – Padova 6/11/1906 (originale)
Illustre Conte Caro collega, Ho ricevuto il suo prezioso ricordo, prezioso poiché è poesia e storia che riflettono tempi, che ricordo con entusiasmo che mi fa ringiovanire; e mi viene da chi io giovanissimo ho imparato a stimare (altamente)? La ringrazio, mi auguro di venire a (esprimerla)? Di persona. Aggradisca i miei sinceri ossequi. Dev.mo collega A.De Giovanni
Lettera inviata a C.Nigra da C.Merlo (cultore di glottologia) – Torino 15/11/1906 via Lamarmora 35 (originale)
Illustre signore, Dal profondo del cuore io La ringrazio della sua lettera ch’è stata per me una vera consolazione; grazie anche dei preziosi ragguagli, specie del “maruzza” *rumazza che m’era sfuggito. Voglia Ella seguitarmi la sua benevolenza e credere alla profonda ammirazione e venerazione ch’io sento per Lei, e come figlio di questa diletta Italia, e come modesto cultore della glottologia neo-latina. Con profonda osservanza di Lei devotissimo servitore C. Merlo
Lettera inviata a C. Nigra dal Senatore De Giovanni – Roma 14/12/1906 (originale)
Conte, Cav. ed illustre collega, non so che cosa dirle. In lei gareggiano la gentilezza e la lanterna dell’intelletto. Non le bastava darmi il ricordo, a me carissimo, della sua fotografia e volle anche privarsi di oggetto nel quale si incontrano arte e scienza e ben le dirò che grazie, grazie! Stamane volevo venire da lei e non ho potuto. Per questo fo precedermi da sto biglietto di 24 ore. Mi auguro di rivederla meglio Dev.mo suo A. De Giovanni
Lettera inviata a C. Nigra dalla scrittrice Grazia Pierantoni Mancini (consorte del Ministro Pasquale Stanislao Mancini) - Centurano (Caserta) 25 dicembre 1906 (originale)
Mio caro, riverito amico, la vostra lettera mi penetrò nel cuore, ebbe il potere di farmi piangere. Sì, rammento! Ancora veggo la Bice bambina sulle vostre ginocchia ad Aix-les Bains e a Parigi! Ella ora era nel pieno rigoglio della bellezza, del suo talento artistico, della felicità! Angelicamente buona, non potè risparmiare ai suoi l’unico ma disperato dolore della sua dipartita. Abbiamo letto, carissimo amico, più caro per la parte che avete preso al nostro lutto, che siete stato indisposto, ma che ora siete in via di guarigione. Possiate voi essere conservato ancora a lungo alla Patria e a tutti quelli che vi vogliono bene! Ecco i nostri voti! Al nostro ritorno in Roma nel mese venturo, se me ne darete licenza, verrò a vedervi conducendovi il mio piccolo Sandro, così intelligente e bello, che vi ricorderà la sua povera mammina, da voi vezzeggiata all’età che ora conta il diletto orfanello. Cercherò di seguire il vostro consiglio: lavorerò e compirò fino all’ultimo il mio dovere verso gli altri. Il dolore sacro santo non può rendere egoisti. Vi stringo la mano con l’antica devozione, Augusto ed i figli vi ossequiano. Grazia Pierantoni Mancini
Lettera inviata a C.Nigra da D.Pietro Ponzi – Roma 3 marzo 1907 (originale)
Eccellenza, Le buone, e affettuose espressioni, che V. Eccellenza si è compiaciuta rivolgermi hanno profondamente commosso l’animo mio, e di esso altamente soddisfatto le migliori aspirazioni. Tale particolare attestato di benevolenza è quanto di più lusinghiero, e di ambito avrebbe potuto coronare l’opera mia, che comunque modesta, fu sempre ispirata a sollecita e devota premura, onde tutelare così preziosa esistenza dal morbo, che l’aveva duramente colpita. Il pregiato scritto sarà da me conservato con gelosa cura, ed esso mi sarà di valevole conforto nelle contrarie vicende dell’esercizio della mia professione. Solo mi duole, che abbia potuto ciò affaticare l’Eccellenza V. in un momento, in cui Le è sommamente giovevole il completo riposo. Peraltro sono lieto di apprendere, che abbia passato una ottima notte, ed auguro di cuore che tali si succedano tutte le altre. Vivamente grato per l’attenzione gentilissima di dedicare a me la sua prima uscita, non potrei mai permettere che V. Eccellenza dovesse oltre disturbarsi quando a me sarebbe gradito e doveroso venirLa a incontrare per esprimerLe il vivissimo compiacimento per la recuperata salute. Voglia, Eccellenza, gradire le sincere attestazioni della più affettuosa devozione. Di V.a Eccellenza Obbl.mo e Dev.mo D. Pietro Ponzi
Lettera inviata a C.Nigra dal sacerdote A. Ratti – Milano 25/03/1907 (originale)
Ill.mo Sig. Conte, Uno dei primi ai quali corse il mio spirito angosciato nell’ora triste della dipartita del nostro ven. Mons. Ceriani di imperitura memoria, fu Lei che ne era tanto amico e d’una amicizia così sinceramente contraccambiata. Ma mi domandavo dove l’avrei potuto raggiungere e sol poc’anzi mi cadeva in mente che certamente ed in ogni caso al Palazzo del Senato! Sono vergognoso e mi chiamo in colpa che una così facile soluzione mi sia sovvenuta così tardi, ma è così, e mi abbia pazienza anche per il doloroso stordimento in cui mi ha gettato l’inatteso e così fulmineo colpo, che mi privava di un tale padre vero. Povero Mons. Ceriani! Chi avrebbe detto che avrebbe così presto raggiunto Ascoli? Con quella sua così salda compagine di spirito e di corpo. Proprio negli ultimi giorni parlava egli spesso di Lei e con tanto interesse, con tanto cuore aveva seguito le notizie che i giornali davano tanto della di Lei preziosa salute. E ora mi tocca anche la dolorosa confusione di succedere ad un così grand’uomo! Ella continua all’Ambrosiana ed ai suoi la sua preziosissima amicizia, mi tenga a Sua disposizione, e mi voglia bene, se non altro pel bene che voleva a Lui e che Egli a Lei voleva, e mi creda sempre Il dev.mo Suo Sac. A. Ratti
Lettera inviata a C.Nigra da F.Gabotto – Società Storica Subalpina, via Ponza 4 -
Torino, 29 aprile 1907
Eccellenza, colla sua gentilissima di ieri mi sono giunte le bozze, le ho subito rinviate in Asti, dando ordine, per far più presto, che Le vengano rispedite direttamente, com’Ella, Eccellenza, potrà, se le pare, rinviarle alla Tip.Brignolo, Asti, semprechè non occorra che la S.E.I. debba dare speciali disposizioni ad essa. Non credo che il numero di correzioni (giacchè ogni volta non sono molte) implichi un aumento di spesa; genera bensì naturalmente un ritardo. Ad ogni modo, S. E. I. terrà conto della sua generosa proposta, e non di questa come di quella relativa alle spese ordinarie del lavoro. Le esprimo a mezzo mio la sua gratitudine, giacchè quanto si risparmia da una parte, giova dall’altra alla pubblicazione di nuovi documenti e studi in maggior copia. Ho disposto affinché le bozze siano sempre accompagnate dal relativo manoscritto. Mi permetta poi che osservi che, a mio avviso, la forma “barbojta” di qualche Statuto, donde il relativo articolo del suo saggio mi pare errata. In parecchi documenti ho trovato “barbojra” e “baboia” (la qual’ultima forma non saprei come far derivare da “barbojta”, salvo a chiedere spiegazione all’alta dottrina di S. E.). Così in ordinato del comune di Pinerolo 14 nov. 1389 (edito nel mio “Stato Sabaudo”, III, 286, n.2): quod nulla persona que non steterit vel viverit ad scolas a tribus mensibus et que habnerit ultra XV annos, nisi sit de scolaribus, non omdeat se facere babojas cum scolaribus scolarum. "Barboire" ha l’Albione nelle sue poesie in dialetto astigiano (Farse, I, 17, Milano, 1869, e con I, ZZI : li vorrea …….. se suffris ….al sor mogler d’andè an barboira de dì e de nogi. Non so se l’interessi che la disposizione dello Statuto di Bene relativo all’……. ha perfettamente riscontro negli Statuti inediti di Sanfront, c. 139, e di Moretta c. 194 ( cfr. la mia Agricoltura, ….) Se le paresse del caso, potrei qualche volta, leggendo le prime bozze, comunicarle qualche altro passo dichiarativo o similare di statuti piemontesi inediti o solo in corso di stampa. Ella mi voglia dire, Eccellenza, se devo man mano trasmetterglieli. Gradisca, gli auguri più sinceri di salute, i rispettosi ossequi del suo dev.mo F. Gabotto
Lettera inviata a C.Nigra da Ersilia Canevaro - Venezia (senza data)
Carissima Eccellenza, Il suo dolcissimo dono è stato benissimo accolto!
Canevaro stesso me lo portò in stanza mia poiché è dal 27 giugno che non stò dans une assiette ed ho spessissimo delle ricadute d’influenza ed anche oggi le scrivo dal letto. Dunque la sua focaccia è eccellente e la ringrazio tanto tanto. Spero che Ella vada bene e ringrazio pure il suo segretario per la lettera che ho ricevuto. Nostro figlio ci è tornato dal Perù sta bene ma spero che la sua sia una carriera purchè sia una occupazione, questa sarà la mia pace. Con i migliori saluti da Canevaro. Voglia continuarmi la sua benevolenza tanto da me desiderata ed apprezzata, affettuosamente Ersilia Canevaro
Costantino Nigra muore il 1° luglio 1907
centinaia le lettere di condoglianze inviate al figlio Lionello; ne riportiamo due
Lettera di condoglianze inviata a Lionello Nigra da Carlo Fasciotti – Vienna 17 luglio 1907 (originale) - Segretario della R. Ambasciata d’Italia
Signor Conte, Compio un dovere rinnovandole le mie più sincere condoglianze per la morte dell’illustre suo genitore, a cui mi univano saldi vincoli di devota riconoscenza e figliale affetto. Nei primi giorni, dopo tale disgrazia, fu da me S.E. il Conte Vonskoronski, Consigliere Intimo di S.M.I.R…postolica, Cavaliere del Toson d’Oro e membro ereditario della Camera dei Signori, il quale – legato, com’era, di sincera amicizia coll’illustre Estinto, mi ha pregato di esprimerle le vivissime condoglianze sue e della Contessa, nata p.ssa Lichnowskoi. Il C.te e la C.ssa desidererebbero possedere un ritratto del C.te Nigra, quale era negli ultimi anni, e mi hanno chiesto di esprimerle tale loro desiderio. Se fosse possibile, anch’io, che ho solo una incisione rappresentante il C.te nei suoi giovani anni, desidererei possederne l’effigie, quale egli era, quando lo conobbi. Se Ella avesse una fotografia, di cui non desiderasse privarsi, la pregherei di comunicarmela solamente, impegnandomi a restituirgliela dopo averla fatta riprodurre. Il Dr Mùnz, distinto letterato e redattore della “… Freie Presse”, il quale era in stretti rapporti rapporti col povero Conte, mi ha parlato e poi scritto, offrendo di tradurre le sue memorie e farle pubblicare in Germania, bene inteso per l’edizione tedesca. Qui unita le trasmetto, con preghiera di restituzione, la lettera del Dr Mùnz, ed Ella vorrà cortesemente farmi sapere che risposta dovrò dargli. Non ho bisogno di assicurarla che mi reputerò in ogni circostanza fortunato se potrò essere di qualche utilità al figlio del mio capo venerato, e La prego di credermi Il Suo Devot.mo Fasciotti
Lettera inviata a Lionello Nigra da D. Cometti – parroco di Chiesanuova, 23 dicembre 1907 (originale)
Egregio Sig. Conte, Siamo alle feste Natalizie. Non potendo recarmi personalmente a presentarle i miei auguri, mi faccio lecito indirizzarle due righe, per significarle che mi ricorderò sempre di loro benevolenza a mio riguardo. Lasciando i complimenti, io auguro buone feste e buon capo d’anno a Lei, Sig, Conte, alla sua Gentil Signora Contessa Teresina, all’angelo del loro cuore il piccolo Costantino, alla gentile damigella Sig. Amabile, al cognato Sig. Agostino, nonché al neo domestico Sig. Giovanni Marchello. Questi gli auguri d’un amico sincero, che non può a meno che ricordare con piacere la famiglia Nigra. Ad multos annos, vobis dico, semper valete. Gradisca i miei ossequi Suo dev.mo D. Cometti
Commemorazione del 50° anniversario della morte del Nigra: Castellamonte 1957
il pronipote di Costantino Nigra, dott. Costantino Derossi Nigra, saluta l'oratore ufficiale
il Ministro degli Esteri Giuseppe Pella