Elenco degli articoli:

  • Simposio Nigra "da Torino a Parigi"  2017
  • Simposio divulgativo sul Risorgimento 2011
  • Simposio su Nigra ed il Risorgimento 2012
  • Simposio di fine Estate 2011
  • Giornata di studio "Cavour e Nigra una simbiosi straordinaria per l'Unità d'Italia" 2010

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SIMPOSIO NIGRA DA TORINO A PARIGI - 23 settembre 2017
"Costantino Nigra, da Torino a Parigi: gli anni della sua opera, al fianco di Cavour e dopo, per l'unificazione nazionale".

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gruppo in costume d'epoca
Castello di Castellamonte sabato 23 settembre 2017
ore 15.30 Programma
• Presentazione del Simposio a cura di Ignazio Longo
• Benvenuto del padrone di casa Tomaso Ricardi di Netro
• Saluto del Sindaco di Castellamonte Pasquale Mazza
Introduzione al Simposio:
Roberto Favero Presidente dell'Associazione Culturale Costantino Nigra
Rilevanza storica del Carteggio Cavour-Nigra:
Nerio Nesi Presidente Fondazione Camillo Cavour
L'opera di Costantino Nigra durante la sua permanenza a Parigi (1860-1876):
Ambasciatore Luigi Guidobono Cavalchini già ambasciatore d'Italia a Parigi
La lingua e la cultura italiana nell'attività diplomatica del Nigra
Ambasciatore Massimo Spinetti già ambasciatore d'Italia a Vienna

Situazione e prospettive della Villa Nigra in frazione Villa di Castelnuovo Nigra
Marco Marcon, Antonio Cinotto, Lara Costantino
Conclusioni
Roberto Favero

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Città di Castellamonte - Simposio divulgativo sul Risorgimento - nel 150° dell’Unità d’Italia - 

sabato 24 settembre 2011   ore 15.30   Castello di Castellamonte

 

Camillo Benso conte di Cavour (Torino 10 agosto 1810 - Torino 6 giugno 1861)

Costantino Nigra (Villa Castelnuovo 11 giugno 1828 - Rapallo 1 luglio 1907)

Isacco Artom (Asti 31 dicembre 1829 - Roma 24 gennaio 1900)

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Molti gli uomini che collaborarono a fare l’Italia, ma pochi quelli che possiamo ritenere abbiano conosciuto a fondo le vicende di un’epopea lunga e difficile che ha avuto, negli anni dal 1848 al 1861, il suo apice sostenuto dalla mente di un grande statista come Cavour e dalla energia intellettuale dei suoi due maggiori collaboratori, Nigra e Artom, che con le loro idee, consigli e capacità seppero forgiare quell’opera sublime, l’Italia, che oggi rappresenta una delle grandi potenze mondiali.

Gli anni del Risorgimento sono da considerare quindi quelli del riscatto nazionale, gli anni fervidi di impegno morale e sociale, quelli in cui tutti gli italiani si sentivano un unico popolo, unito sotto una sola bandiera ed un solo inno. Anni in cui i fondatori della patria lavoravano indefessamente, e soffrivano fisicamente e moralmente, per l’ideale di un paese unito, sacrificando il proprio Io, le proprie aspirazioni, per il raggiungimento di quel supremo obiettivo. L’esempio di Cavour, di Nigra e Artom, va fatto conoscere ai nostri governanti di oggi, deve entrare nella scuola, fra i giovani, a significare che oggi più che mai occorre riprendere gli insegnamenti di questi uomini dell’ottocento, per ribadire la consapevolezza che il bene di un paese si fa col sacrificio personale, con la dedizione, con la generosità, con l’onestà.

Che il ricordo dell’opera luminosa di quanti hanno contribuito ad ottenere il benessere attuale della nostra Italia possa, nella ricorrenza di questo 150° anniversario, essere di stimolo e sprone a tutti gli italiani per garantire

Cavour, Nigra e Artom : “ Così abbiamo fatto l’Unità d’Italia“

CAVOUR,     NIGRA    e   ARTOM: unità di pensiero per una Italia unita

Tre uomini che hanno dedicato l’intera vita al proprio paese, ponendo l’interesse per l’Italia al di sopra di ogni altra ambizione e aspirazione individuale. Tre personalità diverse tra loro ma con capacità complementari fuse in una sintonia di intenti che consentì loro di unire idee ed azioni per far si che il piccolo Regno di Sardegna potesse diventare, in dieci anni di intense ansie  e  fatiche  fisiche  e  morali,  Regno  d’Italia.

Cavour

La mente pensante che seppe intuire le mosse e concepire un processo estremamente complesso in cui profuse tutte le proprie energie fisiche ed intellettuali, scegliendosi due collaboratori in grado di assecondarlo, di tradurre le idee in azioni, di assumersi responsabilità operative. Dice pubblicamente di loro Cavour, in una intervista sul giornale  “L’Opinione”  del  2  agosto  1860: “ Non vi sono fatti nella mia vita politica di cui maggiormente mi compiaccia, che di aver saputo scegliere a collaboratori intimi ed efficaci, nel disimpegno dei negoziati più delicati e difficili, prima il signor Costantino Nigra, poscia il signor Isacco Artom, giovani di religione diversa, ma del pari d'ingegno singolare e precoce, di zelo instancabile, di carattere a u r e o ”                         .

Costantino Nigra

Un cattolico del Canavese, dall’intuito brillante, capace di rapporti umani che lo facevano ammirare e rispettare da qualsiasi interlocutore sia di alto lignaggio che di umili origini. Grande negoziatore: a lui Cavour affida le redini della diplomazia europea, e i rapporti con le grandi potenze alleate.

Isacco Artom

Un ebreo dell’Astigiano, dall’intelligenza acuta, con una profonda preparazione giuridica di diritto internazionale. A lui Cavour affida le redini del proprio ufficio al Ministero per poter contare su competenze legislative e di rapporti legali in grado di far fronte a qualsiasi esigenza politica e diplomatica.

SIMPOSIO SUL RISORGIMENTO

sabato 25 settembre 2011 dalle 15.30 alle 18.30

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stemma del Conte Nigra

Comune di Castellamonte - Assessorato alla Cultura
Nell’ambito delle celebrazioni per la 50° edizione della Mostra della Ceramica ed in preparazione a
quelle del 2011, anno del 150° anniversario della proclamazione del Regno d’Italia, intende rendere
omaggio ai pro- tagonisti della storia patria ed in particolare a Costantino Nigra che a
Castellamonte ha iniziato il proprio cammino culturale ed in questa città ritornava sempre a
trascorrere qualche giorno di riposo, dopo le grandi fatiche diplomatiche della sua lunga e
gloriosa carriera, nella casa della sorella Virginia.
www.comune.castellamonte.to.it
Associazione Amici della Fondazione Cavour
con sede a Santena (Torino)
La Associazione, ispirandosi ai principi della solidarietà e nell’intento di agire in favore di
tutta la comunità, in piena sintonia con la attività di volontariato di cui alla Legge Quadro 11
agosto 1991 n. 266, successive modifiche, integrazioni e regolamentazioni Regionali, ha lo scopo di
contri- buire fattivamente, sul piano operativo all’incremento ed alla valorizzazione della
attività della Fondazione Cavour, promuovendo e concorrendo a convegni, manifestazioni, mostre,
ricerche, studi e altre iniziative deliberate dal consiglio di amministrazione della Fondazione
stessa. www.camillocavour.com
Associazione Immagine per il Piemonte con sede a Torino L’Associazione Immagine per il Piemonte
onlus si colloca in un ambito ben preciso e definibile: la promozione privata del patrimonio
regionale ope- rata con spirito volontaristico da appassionati e professionisti di settore. Così
giornalisti, storici dell’arte, architetti, imprenditori, docenti e liberi professionisti hanno
deciso di dedicare ore, giorni, mesi del loro tempo libero per un “servizio” di alta divulgazione a
favore della collettività piemontese. Il Piemonte ha fatto l’unità d’Italia anche perché possedeva
delle virtù: quelle del buon ufficiale come del disciplinato milite, dell’in- tegerrimo funzionario
come dello scrupoloso travet, dell’esemplare mae- stro come della rigorosa guardia municipale. Un
carattere e un modo di essere contraddistinti da onestà, competenza, rispettabilità, decoro, senso
del dovere inteso come servizio.
www.immagineperilpiemonte.it
Associazione Culturale Costantino Nigra con sede a Rivarolo Canavese
La Associazione, che nasce nel 2005 ed è apolitica, apartitica e aconfessio- nale, si propone di
promuovere la figura storica e le opere di Costantino Nigra mediante l’organizzazione di corsi,
seminari e manifestazioni e anche attraverso la pubblicazione di opere e studi, oltre che di
ricerche nei campi della storia risorgimentale, della letteratura e della didattica.
Si propone di collaborare con Enti e associazioni che promuovono scopi affini e di unire in
associazione tutti coloro che hanno interesse alle tema- tiche sopra elencate con particolare
riferimento al territorio canavesano. www.costantinonigra.org
Academie de Savoie con sede a Chambery
L’Accademia delle scienze, lettere e arti della Savoia fu fondata nel 1820 per dotare quella
provincia del Regno di Sardegna di una associazione culturale simile a quella di Torino.

Città di Castellamonte

GIORNATA DI STUDIO
sul percorso di avvicinamento alle celebrazioni 2011 del Centocinquantenario dell'Unità d'Italia
CAVOUR E NIGRA:
una simbiosi intellettuale staordinaria per l’Unità d’Italia

sabato 25 settembre ore 15.30 - 18.30 Castellamonte
Castello dei Conti di S. Martino
strada Castello

Nel 1827 Re Carlo Felice concesse all’Accademia delle regie patenti col titolo di Société Royale
Académique e mezzi di sostentamento importanti. Dopo l’annessione alla Francia nel 1860, ricevette
il titolo di Académie Impériale sostituito nel 1870 con quello di Académie des Sciences, Belles-
Lettres et Arts de Savoie. Dopo il 1874, ha sede presso il Conseil Général in una sala del Castello
ducale a Chambery.
www.interacademies.com

Associazione Culturale Costantino Nigra

Associazione Amici della Fondazione Cavour

con il contributo di

CAVOUR, NIGRA e ARTOM: COSI’ ABBIAMO FATTO L’ITALIA

Programma:                    Introduzione ai lavori                        La manifestazione avrà luogo nel giardino (in caso di bel tempo) o nella sala conferenze (in caso di cattivo tempo) del Castello di Castellamonte, sulla collina prospiciente la città in posizione panoramica e suggestiva con il seguente programma:

Moderatore: Vittorio G. Cardinali - Giornalista, storico. e Presidente dell’Associazione Immagine per il Piemonte

Benvenuto del Sindaco Paolo Mascheroni Saluto di Nella Faletti Geminiani Assessore alla Cultura del Comune di Castellamonte

Saluto del padrone di casa: Tomaso Ricardi di Netro

Programma dei lavori                        

Nerio Nesi, Presidente Associazione Amici della Fondazione Cavour:

Cavour e i suoi collaboratori più stretti a forgiare il sogno degli italiani per una Italia unita.

Franco Debenedetti, Senatore della Repubblica : Il ruolo fondamentale di Isacco Artom nella segreteria del Conte di Cavour.

Roberto Favero, Presidente Associazione Culturale Nigra: Costantino Nigra protagonista della diplomazia Cavouriana.

“Aneddoti e curiosità del Risorgimento alla corte di Napoleone III“

Visita alla Mostra

“Castellamontesi nel Risorgimento” allestita nella sala rappresentanza del Castello

- Rinfresco -

 

Vittorio Emanuele II

(Torino 14 marzo 1820 - Roma 9 gennaio 1878)

Costantino Nigra

(Villa Castelnuovo 11 giugno 1828 - Rapallo 1 luglio 1907)

Isacco Artom

(Asti 31 dicembre 1829 - Roma 24 gennaio 1900)

Città di Castellamonte - Centro Studi Costantino Nigra

Molti ed enormi problemi rimanevano dopo la morte di Cavour. Roma, il Lazio, il Veneto, il Trentino non appartenevano ancora al Regno d'Italia.

Le diverse regioni presentavano livelli di sviluppo disomogenei. In politica estera l'Italia era debole e isolata, in aperta conflittualità nei confronti dell'Austria, in tensione con la Francia, priva di alleati che l'aiutassero a difendere i propri interessi.

Dopo l'unità del 1861, l'Italia fu governata per 15 anni dalla destra storica, che tentò, con scarsi

s. uccessi, di risolvere i problemi del nuovo stato italiano. Vittorio Emanuele II seppe dirigere con sagacia il processo di completamento

dell’Unità Nazionale sino alla sua morte avvenuta nel 1878, e Costantino Nigra proseguì l’opera diplomatica per dare all’Italia un ruolo primario nello scenario europeo dove emerse anche la grande intelligenza dell’amico Isacco Artom capace di garantire diplomaticamente la presa di Roma.

Alla guerra del 1915 -18 il compito di riunire all’Italia anche il Trentino Alto Adige, lasciando al

 

SIMPOSIO SU COSTANTINO NIGRA ED IL RISORGIMENTO

col patrocinio della Presidenza del Consiglio Regionale del Piemonte

"L'Italia del dopo Cavour 1861-1918: il ruolo di Costantino Nigra nel processo di unificazione nazionale"

 sabato 22 settembre 2012  -  ore 15.30 Castello di Castellamonte - Associazione Culturale Costantino Nigra

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COSTANTINO NIGRA e ISACCO ARTOM

il loro impegno morale per completare l'unità d'Italia

 Giornata di Studio

sabato 22 settembre 2012 dalle 15.30 alle 18.30

Cavour

La mente pensante che seppe intuire le mosse e concepire un processo estremamente complesso in cui profuse tutte le proprie energie fisiche ed intellettuali, scegliendosi due collaboratori in grado di assecondarlo, di tradurre le idee in azioni, di assumersi responsabilità operative. Dice pubblicamente di loro Cavour, in una intervista sul giornale  “L’Opinione”  del  2  agosto  1860: “ Non vi sono fatti nella mia vita politica di cui maggiormente mi compiaccia, che di aver saputo scegliere a collaboratori intimi ed efficaci, nel disimpegno dei negoziati più delicati e difficili, prima il signor Costantino Nigra, poscia il signor Isacco Artom, giovani di religione diversa, ma del pari d'ingegno singolare e precoce, di zelo instancabile, di carattere a u r e o ”        .

Costantino Nigra

Un cattolico del Canavese, dall’intuito brillante, capace di rapporti umani che lo facevano ammirare e rispettare da qualsiasi interlocutore sia di alto lignaggio che di umili origini. Grande negoziatore: a lui Cavour affida le redini della diplomazia europea, e i rapporti con le grandi potenze alleate.

Isacco Artom

Un ebreo dell’Astigiano, dall’intelligenza acuta, con una profonda preparazione giuridica di diritto internazionale. A lui Cavour affida le redini del proprio ufficio al Ministero per poter contare su competenze legislative e di rapporti legali in grado di far fronte a qualsiasi esigenza politica e diplomatica.

Introduzione ai lavori :    La manifestazione avrà luogo nel giardino (in caso di bel tempo) o nella sala conferenze (in caso di cattivo tempo) del Castello di Castellamonte, sulla collina prospiciente la città in posizione panoramica e suggestiva con il seguente programma:

Moderatore: Vittorio G. Cardinali

Presidente dell’Associazione Immagine per il Piemonte Benvenuto del Sindaco Paolo Mascheroni e dell’Assessore alla Cultura Nella Falletti Geminiani Saluto del Consiglio Regionale del Piemonte Saluto del padrone di casa: Tomaso Ricardi di Netro

                 Programma dei lavori                      

“L’eredità politica di Cavour”:

il Giornalista Vittorio G. Cardinali intervista Nerio Nesi Presidente della Fondazione Cavour Roberto Favero, Presidente Associazione Culturale Costantino Nigra: Costantino Nigra protagonista della diplomazia italiana post-unitaria.

Aldo Mola, Storico e scrittore

Massimo Spinetti, già Ambasciatore d’Italia a Vienna Nigra Ambasciatore del Regno d’Italia a Vienna dal 1885 al 1904

Luigi Sardi, Giornalista e scrittore

Conclusioni del Moderatore e Inaugurazione del Busto a Costantino Nigra, realizzato in ceramica di Castellamonte da Roberto Perino, destinato alla Farnesina

 

SIMPOSIO DI FINE ESTATE 2011
PER LA CHIUSURA DELLA MOSTRA DELLA CERAMICA DI CASTELLAMONTE
Castello dei Conti di San Martino - Sabato 24 settembre 2011 – ore 16
Tema:  "Cavour, Nigra e Artom: così abbiamo fatto l'Italia" Moderatore: Carlo Demarchi

Programma
� Saluto dell’assessore alla Cultura del Comune di Castellamonte Nella Faletti Geminiani

� Saluto del Conte Tomaso Ricardi di Netro padrone di casa

� Nerio Nesi: Cavour e i suoi collaboratori più stretti a forgiare il sogno degli italiani per una Italia unita

� Franco Debenedetti: il ruolo fondamentale di Isacco Artom nella segreteria del Conte di Cavour

� Roberto Favero: Costantino Nigra protagonista della diplomazia Cavouriana

Al termine rinfresco offerto dal Comune
Nelle sale del Castello sarà allestita una piccola mostra di cimeli risorgimentali a cura dei
titolari delle Dimore Risorgimentali

SIMPOSIO CASTELLAMONTE – 24 SETTEMBRE 2011

CAVOUR, NIGRA, ARTOM: COSI’ ABBIAMO FATTO L’ITALIA

Costantino Nigra protagonista della diplomazia Cavouriana

 Premessa

 Il quinquennio 1855-1860 è quello che segna i passi più febbrili e logoranti del Ministero Cavour per tessere quella straordinaria tela che consentì di ottenere, con immense fatiche fisiche ed intellettuali, l’Unità d’Italia. Tutta questa fase è perfettamente documentata nel carteggio Cavour-Nigra che una Commissione Regia, istituita nel 1913, pubblicò nel 1926 e che costituiscono le vere pagine di storia patria in cui attingere verità che forse pochi storici hanno voluto approfondire.

Lo facciamo oggi con lo scopo di dare a Cavour ed ai suoi due collaboratori il giusto riconoscimento per il ruolo determinante che hanno rivestito per fare l’Italia.

Di Cavour forse si conosce tutto, come ci ha illustrato il dottor Nerio Nesi; di Isacco Artom abbiamo ascoltato il bell’intervento dell’ingegner Franco Debenedetti; di Nigra parlerò io  attingendo ai carteggi per riferire le parole dei protagonisti.

Relazione

Il disegno dell’Italia di Cavour inizia con la spedizione di Crimea. Una guerra che si conclude col successo dell’alleanza Franco-Anglo-Piemontese, a cui segue la visita di Re Vittorio e di Cavour, agli alleati, prima a Parigi e poi a Londra.

Siamo nel 1855: Nigra è già segretario particolare di Cavour e Artom sta per essere assunto al Ministero degli Esteri; i due si conoscono sin dal 1848 ed hanno fatto grande amicizia tanto da aiutarsi vicendevolmente anche nell'inserimento al Ministero degli Esteri dove entrambi lavorano e dove diventeranno le braccia operative di Cavour.

Napoleone III, tramite il suo medico personale dottor Conneau, aveva già fatto pervenire a Cavour, ai primi di maggio del 1858, dei segnali di disponibilità verso il problema italiano.

Ma proprio da Parigi parte il messaggio concreto di Napoleone III, quando, accomiatandosi da Cavour dopo il Congresso di Parigi del 1856, lo saluta pronunciando la storica frase:

Que peut’on faire pour l’Italie”, “Cosa possiamo fare per l’Italia”,

a cui subito Cavour, con pronta e meditata intelligenza, risponde:

La domanda è troppo seria e viene troppo dall’alto per poter dare una risposta immediata. Questa risposta mi impegno a far pervenire a Vostra Maestà immediatamente al mio rientro a Torino”.

Tornato a Torino Cavour affida a Massimo D’Azeglio questo compito che Nigra trascrive in una nottata di lavoro e che immediatamente il mattino successivo legge a Cavour nel suo studio.

Cavour non approvò il testo di D’Azeglio osservando che, malgrado l’eleganza della forma, il documento avrebbe corso il rischio di non essere letto, a causa della sua prolissità.

Il giorno seguente Cavour scrisse una nuova Memoria, diversa in più punti e assai più concisa. Nigra, che trascrisse anche questo documento, disse poi che le conclusioni erano modeste ma che comunque nella versione di Cavour si vedeva delinearsi il grande disegno dell’Italia.

Dopo il Congresso di Parigi del 1856, in cui il problema italiano viene portato alla discussione delle grandi potenze, l’attenzione di Cavour è tutta rivolta a ottenere un incontro con Napoleone III, che finalmente avviene a Plombiéres il 21 luglio 1858, quasi un paio d’anni dopo. Nigra collabora con Cavour nella preparazione dell’agenda dell’incontro (fondamentale per la scelta degli argomenti di cui parlare) e del resoconto successivo, e poi da lui viene scelto per condurre le trattative segrete, vis-a-vis con l’Imperatore, a Parigi.

Dal settembre al dicembre 1858 sono 4 mesi di grande impegno fisico e morale che vedono Nigra, giovane 30enne, pur se  assistito a distanza da Cavour, diventare un eccellente negoziatore diplomatico capace di sostenere egregiamente gli impegnativi argomenti della discussione che porteranno alla stesura definitiva del trattato di alleanza tra Impero di Francia e Regno di Sardegna.

Inizia qui anche l’opera di Isacco Artom che, raccomandato dall’amico Nigra conosciuto durante la guerra del 1848 in cui entrambi militavano nella Compagnia dei Bersaglieri studenti, prende il suo posto nella segreteria di Cavour ed è subito apprezzato per le sue doti di sintesi ed una indubbia intelligenza e preparazione politico legislativa.

Nell’autunno 1858 quindi si forma la straordinaria triade costituita da Cavour, mente illuminata, Nigra e Artom, sue insostituibili braccia operative sino alla morte del grande statista.

Si delineano immediatamente i ruoli di Nigra, destinato ai rapporti diplomatici del Ministero ed Artom, che diventerà il deus ex machina delle operazioni tecnico-legali e delle comunicazioni ufficiali della Presidenza del Consiglio. Entrambi riconosciuti da Cavour come “d'ingegno singolare e precoce, di zelo instancabile, di carattere aureo”, proprio le doti che Cavour voleva nei suoi collaboratori più intimi.

Naturalmente il ruolo rende Nigra più appariscente rispetto all’Artom, ma sappiamo bene quanto i due si stimassero e come collaboreranno instancabilmente prima e dopo la morte di Cavour, partecipando in maniera decisiva a tutte le mosse politiche di Cavour.

Durante le trattative segrete con Napoleone III, Nigra è anche coinvolto nelle vicende del matrimonio tra Gerolamo Napoleone e Maria Clotilde di Savoia, che l’Imperatore riteneva condizione sine-qua-non dell’alleanza; incontrò la principessa a Racconigi per parlarle del promesso sposo, espresse a Parigi all’Imperatore le gravi perplessità del Re suo padre il quale, avutone il resoconto, ebbe ad esclamare: “Brau Nigra, a la propri dit lon che l’avria dit me se fussa stait là!”. Agli elogi del Re Cavour farà seguire tutta una serie di attestazioni per il comportamento eccellente del Nigra durante i 4 mesi di trattative; incontri descritti minuziosamente in lunghe relazioni in cui comunque la sintesi e la concretezza raggiungevano livelli quasi letterari. (Il 1° volume del carteggio Cavour-Nigra ne mette in evidenza l’intrinseco valore).

Nel gennaio 1859 la trattativa vede il suo epilogo a Torino dove Re Vittorio celebra il famoso discorso della corona in cui annuncia, anche se velatamente, che grandi avvenimenti sono alle porte, suscitando l’entusiasmo della popolazione.

La definizione del trattato porta ancora nuove difficoltà sul tavolo della firma.

In questa convulsa e complessa fase, Cavour scrive a Nigra il 15 gennaio 1859:

“Venga all’una a casa mia ove in compagnia di Lamarmora vedremo come vincere le difficoltà che inceppano il nostro cammino sul punto di entrare in porto. Certo che se riusciremo, la Patria ci dovrà qualche gratitudine per le crudeli angosce che ci tocca sopportare”.

Finalmente a Torino si firma il Trattato di alleanza e si celebra il matrimonio.

Gli accordi segreti prevedevano:

  1. Alleanza difensiva e offensiva
  2. Liberazione della Lombardia e del Veneto dal dominio austriaco
  3. Cessione di Nizza e della Savoia alla Francia
  4. Mantenimento della Sovranità del Papa
  5. Spese di guerra a carico del nuovo stato che prenderà il nome di regno dell’Alta Italia

Una Convenzione militare veniva anche stipulata che prevedeva:

  1. L’esercito alleato avrebbe contato su 300.000 uomini di cui 200.000 francesi e 100.000 piemontesi
  2. Le provincie italiane occupate sarebbero state dichiarate in stato di assedio ed amministrate dal Re di Sardegna
  3. Il comando dell’armata esercitato dall’Imperatore di Francia
  4. I volontari accorsi da altri stati italiani incorporati nell’esercito in maniera ordinata e disciplinata
  5. I vettovagliamenti per l’armata francese predisposti in anticipo
  6. Genova avrebbe costituito il campo base dell’esercito francese

Anche una Convenzione finanziaria fu firmata che prevedeva:

  1. Tutte le spese di guerra rimborsate dal Nuovo Regno alla Francia
  2. Le forniture d’armi da parte francese rimborsate a fine guerra
  3. Le imposte riscosse nelle provincie occupate divise in parti eguali e dedotte successivamente dai debiti di guerra
  4. Nomina di una Commissione mista composta da 7 membri (3 per parte + 1 Presidente eletto di comune accordo) per liquidare le spese di guerra

Ma la guerra con l’Austria è fortemente osteggiata in Francia, dove Nigra viene inviato nuovamente da Cavour per contrastare le opposizioni del Ministro degli Esteri francese conte Florian Walewsky, filo-austriaco, dell’Imperatrice Eugenia che temeva che la guerra in Italia potesse nuocere allo Stato Pontificio, della diplomazia europea contraria ad una guerra, del parlamento, della stampa, del popolo francese che non capivano i motivi di una guerra in Italia.

L’Imperatore, preoccupato dalla piega delle cose, pare costretto a fare marcia indietro e ai primi di marzo 1859 convoca Nigra alle Tuileries per comunicare che vorrebbe rinviare l’inizio delle ostilità.

Nigra con grande cipiglio riesce a contrastare efficacemente tutte queste difficoltà rendendo evidente all’Imperatore che doveva mantenere fede ai patti sottoscritti; rimaneva però il grosso problema del Casus Belli senza cui la guerra non poteva iniziare, come Napoleone aveva sempre affermato. Sul piano dei finanziamenti invece giungevano ottime notizie in quanto la sottoscrizione popolare, che Cavour aveva avviato per evitare o limitare i prestiti onerosi delle banche francesi e inglesi, aveva dato frutti inattesi con una raccolta ampiamente sufficiente per mettere a disposizione le risorse necessarie ad affrontare la guerra.

Un ulteriore ostacolo giungeva ancora dal giornale parigino “Le Moniteur” che pubblicava, ai primi di marzo, un articolo contro la guerra che suscitava grandi reazioni. Anche Mazzini, dal suo esilio di Londra, si dichiarava contrario alla guerra. Ancora una volta Nigra era pronto ad intervenire per scongiurare questi tentativi, certamente animati dal Ministro degli Esteri francese conte Florian Walewsky che sta cercando di evitare la guerra promuovendo un Congresso tra le grandi potenze. Cavour si complimenta con Nigra per la determinazione dimostrata e gli conferma che si sta facendo di tutto per evitare il Congresso e per aprire le ostilità.

La soluzione di tutti i problemi la porta comunque l’Austria che, preoccupata del massiccio arrivo di volontari da tutta Italia a Torino e sul confine del fiume Ticino, consegna a Cavour una nota di Ultimatum al Disarmo. Era la soluzione inattesa per scatenare la guerra e Cavour ne approfitta subito. Fa predisporre da Isacco Artom la risposta negativa all’ultimatum, un documento impeccabile che contiene una fine disquisizione in cui si dimostra che il Regno di Sardegna ha tutto il diritto di difendere la propria sovranità stante le istanze emerse al Congresso di Parigi.

Scoppia la guerra nell’aprile del 1859 che avrà un esito imprevisto con la conquista della sola Lombardia (e non di tutto il settentrione d’Italia come stabilivano i patti di Plombiéres) che scatenerà l’ira di Cavour che si dimette da primo ministro.

Nigra parteciperà alla prima sessione di pace a Zurigo, dove non si concluderà nulla, ma poi, richiamato Cavour al Governo, lo segue come Capo Gabinetto per la firma del trattato definitivo di pace, sempre a Zurigo.

E’ un momento comunque di grande fermento in quanto Cavour deve gestire grandi problemi:

  • le annessioni spontanee dei Ducati di Modena, Parma e Piacenza
  • l’annessione spontanea del Granducato di Toscana
  • la richiesta di annessione dell’Emilia Romagna, provincia dello stato Pontificio
  • la cessione di Nizza e della Savoia, sollecitate dalla Francia

Nigra sarà impegnato nei rapporti con la Francia per le cessioni, con i relativi plebisciti popolari, mentre Artom si occuperà del grande problema delle annessioni, che richiedevano una richiesta formale da parte dei governi rivoluzionari e successivi plebisciti popolari di annessione; quindi l’applicazione delle leggi e dei regolamenti sardi nelle provincie annesse. Un enorme lavoro organizzativo che ricadrà sulle spalle dell’Artom.

Cavour comprende comunque che l’alleanza con la Francia deve proseguire nonostante il tradimento di Napoleone III e per dare ufficialità alla sua opera diplomatica nomina, ai primi di gennaio del 1860, Nigra Ministro Plenipotenziario a Parigi; un grande riconoscimento per i meriti sin qui acquisiti e una decisione che si rivelerà determinante per la carriera futura del Nigra. Ciò pone però il problema della sostituzione di Nigra come Capo di Gabinetto ma ogni mossa di Cavour non rimane mai incompleta e trova la soluzione naturale nella nomina di Isacco Artom a suo Segretario Particolare; Nigra e Artom saranno ancor più legati e determinanti per il completamento del processo di unificazione.

A Parigi Nigra si distingue non soltanto per le sue indubbie capacità diplomatiche e per la grande considerazione che riceve dalla diplomazia europea, ma per saper portare le azioni diplomatiche in tutti gli ambienti della corte imperiale (feste, ricevimenti, balli, incontri nei castelli imperiali) con idee e iniziative che fecero scalpore e gli conquisteranno sempre maggiori consensi e ammirazione.

Il 1860 è un anno di conquiste territoriali grazie all’impresa del generale Cialdini nelle Romagne, Marche e Umbria e sopratutto dell’impresa dei Mille di Garibaldi che dal maggio all’ottobre del 1860 conquista tutto il Meridione. Napoleone in un primo momento lascia fare, pensando che quel manipolo di rivoltosi non sarebbe stato in grado di sconfiggere l’esercito borbonico, ma poi, preoccupato che l’esercito garibaldino potesse mettere a repentaglio addirittura lo stato Pontificio, decide di attuare una mossa diplomatica minacciosa ritirando il proprio ambasciatore da Torino. Nigra, da persona intelligente, non può che fare altrettanto e convince Cavour a richiamarlo a Torino, nonostante Napoleone III non ne sentisse la reale necessità.

Cavour dal canto suo temeva che arrivato a Napoli Garibaldi avrebbe potuto dichiararsi Dittatore di tutto il Meridione, acquistando una popolarità che avrebbe oscurato addirittura quella del Re Vittorio Emanuele.

Scrive Cavour a Nigra nell'agosto del 1860:

"Mio caro Nigra, ho letto col più vivo interesse la cronaca della vostra ultima conversazione col signor Thouvenel (Ministro degli Esteri francese ndr) sulle vicende d’Italia. Le notizie che vi ha comunicato sulla Sicilia sono inesatte. Depretis (Agostino Depretis Governatore di Brescia ndr) è stato accolto da Garibaldi che lo ha nominato senza difficoltà Pro-Dittatore: la croce di Savoia brilla sempre sulle bandiere e figura in testa a tutti i proclami ufficiali.

Garibaldi è fedele al suo programma “l’Italia e Vittorio Emanuele”. In ogni caso anche se non temiamo la proclamazione della repubblica la posizione dell’ Italia non è meno grave e esente da pericoli; non dobbiamo farci illusioni a questo riguardo.

Se Garibaldi passa sul continente e si impossessa del Regno di Napoli e della sua capitale, come ha fatto con la Sicilia e Palermo, diventa padrone assoluto della situazione.

Re Vittorio Emanuele perde quasi tutto il suo prestigio; non apparirà agli occhi della grande maggioranza degli italiani che come l’amico di Garibaldi. Conserverà probabilmente la sua corona, ma questa corona non brillerà che del riflesso che un avventuriero eroico giudicherà bene gettare su di essa.

Garibaldi non proclamerà la repubblica a Napoli ma non farà l’annessione (al Regno di Sardegna ndr) e manterrà la dittatura. Disponendo delle risorse di un Regno di nove milioni di abitanti, circondato da un prestigio popolare irresistibile, noi non potremo rivaleggiare con lui. Sarà più forte di noi.

Allora cosa ci resta da fare? Una sola cosa. Associamoci in maniera franca con lui, per andare insieme a fare la guerra all’Austria. Il Re non può ottenere la corona d’Italia dalle mani di Garibaldi, sparirebbe troppo dalla sua testa. Per riaffermare il suo trono, dovrà salire a cavallo e cercare di far dimenticare, al centro del famoso quadrilatero (quello austriaco di Verona Legnago Mantova Peschiera ndr), le avventure di Sicilia. La conquista di Verona e Venezia farà dimenticare Palermo e Milazzo.

Nel caso che il nostro partito debba subire l’ipotesi di un successo completo dell’impresa di Garibaldi nel Regno di Napoli credo sia nostro dovere, di fronte al Re e di fronte all’Italia, di fare tutto ciò che sia possibile per impedire che ciò avvenga.

Non c’è che un modo per ottenere questo risultato. Far si che il Governo di Napoli cada prima che Garibaldi passi sul Continente o quanto meno che ne diventi capo.

Una volta che il Re sia partito per porre il Governo nelle nostre mani in nome dell’ordine, dello spirito umanitario, si toglierà dalle mani di Garibaldi la direzione suprema del movimento italiano. Questa misura ardita, audace se volete, getterà l’Europa in una crisi, introdurrà serie complicazioni diplomatiche, ci proietterà forse in un domani più o meno votato a batterci con l’Austria. Ma essa ci salverà dalla rivoluzione, essa conserverà al movimento italiano il carattere che ne ha fatto la sua gloria e la sua forza: un carattere nazionale e monarchico. Tutti i sovrani, Napoleone III per primo, sono interessati al successo di questo piano. Vi prego di meditare seriamente su ciò che vi ho esposto facendomi sapere cosa pensate di questo progetto. Se non vi è possibile farlo inviate uno dei vostri giovani collaboratori. Credete, mio caro Nigra, ai miei sentimenti più devoti"

Cavour quindi impedisce a Garibaldi di poter attuare questa azione ed invia Nigra, al seguito del Principe di Carignano, nominato reggente del Meridione dal Re, come Segretario di Stato delle Provincie Meridionali, l’equivalente di Governatore.

Altri 4 mesi di immani fatiche che si concludono con una relazione capolavoro in cui Nigra descrive con minuzia la situazione, che può essere così riassunta:

“Le condizioni materiali delle Province Napoletane avevano subito,  da gennaio 1860 in poi, un notevole miglioramento, e si erano messe le basi per miglioramenti futuri più consistenti. Lo stato politico e morale del Meridione era ben lungi dal rispondere ai nostri desideri; ma era anche ben lontano da quanto volevano far credere i nemici dell’ unità italiana. Il partito Borbonico non aveva nessuna radice nel paese. Non si dimentichi che il concetto dell’unità italiana era nato qui appena ieri, e pure si era già impadronito della coscienza pubblica; lo spirito autonomistico andava scemando. Quegli stessi che  quattro mesi prima gridavano contro l’ invasione dei piemontesi oggi chiedevano che l’ Italia  settentrionale mandasse impiegati, amministratori e magistrati. In tutto questo tempo il nostro Governo, di fronte ai partiti, mostrò imparzialità, autorità e fermezza. Si frenarono e repressero dimostrazioni e reazioni da qualunque parte venissero, e nessuna concessione fu fatta alle dimostrazioni di piazza.

Le difficoltà politiche e amministrative di queste province erano certamente gravissime, ma non bisogna dimenticare che non si rovesciano troni secolari, non si compie un’opera smisurata come quella dell’unità italiana senza incontrare difficoltà, inconvenienti ed ostacoli. Per poco che si consideri la storia di questo stesso paese e quella dei rivolgimenti politici avvenuti presso le altre Nazioni di Europa doveva anzi fare meraviglia che i presenti imbarazzi nostri non fossero né più numerosi né più gravi”.

 Durante la permanenza a Napoli Cavour incarica Nigra di occuparsi anche dei rapporti con la Santa Sede per cercare di risolvere il problema della rottura diplomatica conseguente all’occupazione dei territori dello Stato della Chiesa e Nigra riesce a comprendere che la soluzione si poteva trovare dialogando sulle guarentigie e cioè sulle compensazioni.

Al ritorno a Torino, verso la fine di maggio del 1860, Nigra trova un Cavour fisicamente a pezzi, costretto a letto da un male misterioso; Cavour convoca Nigra ed Artom per dire loro: “Ho ancora due cose importanti da fare: Venezia e Roma. Il resto lo faranno poi loro”, intendendo che Lui voleva fare l’Italia poi loro avrebbero fatto gli italiani.

E’ Artom che, come segretario particolare di Cavour, lo assiste da vicino negli ultimi giorni di vita e ne descrive dettagliatamente la triste fine in una lettera indirizzata ad una giornalista francese. Scrive Artom:

Mercoledì 29 maggio 1861 passai come al solito tutta la mattina con lui; stava bene ed era pieno di euforia. Poi pranzò a casa sua di ottimo appetito, e si stava vestendo per rendere visita a lady Holland, quando fu assalito da conati di vomito e da forti dolori addominali. Venne chiamato il dottor Rossi, suo medico personale, che gli fece un salasso. Un secondo salasso fu fatto nella notte, che passò molto agitato. L’indomani, quando andai a trovarlo, riposava un pochino ma mi disse che non era nulla di grave; che era abituato a questi salassi e che ne doveva fare ancora  altri. In effetti, dopo altri due salassi, si sentiva meglio, e il venerdì successivo pareva guarito.

Sabato 1° giugno la febbre lo assalì di nuovo improvvisamente con grande intensità; il medico ordinò il quinto salasso. Domenica stava di nuovo meglio e mi chiese notizie sui festeggiamenti dell’unità italiana.

Verso sera un nuovo accesso di febbre, con brividi, sete ardente, delirio e altri sintomi allarmanti fecero decidere il dottor Rossi e la famiglia a chiamare un altro medico. Il dottor Maffoni che lo visitò il lunedì mattina (3 giugno) dichiarò che aveva una febbre intermittente complicata da una congestione cerebrale. Gli somministrò del chinino che causò un sollievo apparente. Io lo vidi quel lunedì verso mezzogiorno; mi chiese con inquietudine notizie sulla situazione politica e parve avere per la prima volta la coscienza della gravità della sua malattia. La sera, siccome il delirio era aumentato, gli venne fatto un sesto salasso. Nei giorni seguenti il suo male si ampliò e prese proporzioni allarmanti. Il delirio non lo abbandonerà più. Riconosceva tutte le persone che entravano nella sua stanza; ma le sue frasi si perdevano senza ordine logico, senza che la sua volontà potesse interromperle o riordinarle.

Mercoledì suo fratello, il marchese Gustavo, gli espresse il desiderio di chiamare un prete e lui gli rispose che accettava il suo suggerimento e non si opponeva. Frate Giacomo, parroco della sua Parrocchia (Santa Maria degli Angeli ndr), fu introdotto presso di lui; io mi trovavo nell’anticamera, aspettando che uscisse. Non rimase più di dieci minuti, non gli parlò di politica, gli ricordò che era l’uomo di cui Cavour si serviva per le sue elemosine particolari e uscì.

Io conoscevo questo monaco, di cui il Conte mi aveva parlato molte volte come persona eccellente. Gli chiesi sullo stato del malato e lui mi rispose piangendo. Oramai non c’erano più speranze. Il dottor Riberi (medico del Re ndr), che era stato chiamato da poco per desiderio di Vittorio Emanuele II, disse che non c’era più nulla da fare. Quando uscì una folla immensa stazionava davanti alla porta; aveva avuto il presentimento della brutta notizia che poteva arrivare, e restò là, ammutolita e affranta dallo stupore, sino a dopo mezzanotte. Passai quasi tutta la notte in una camera attigua a quella del moribondo. Sentivo la sua voce che si faceva, nel delirio, solenne e vibrante. Parlava di Napoli e delle inquietudini che la situazione di quella città causava all’Italia; diceva: non sono abituati come noi ad essere liberi, ma sono pieni di vitalità e spirito; diventeranno presto buoni patrioti come noi. Continuò tutta la notte a parlare di Roma, di Venezia, delle navi corazzate che aveva fatto costruire. Verso le tre del mattino il delirio fu interrotto da un assopimento che durò pochissimo. Il ministro Farini, che era al suo capezzale, si accorse che la respirazione era difficoltosa, il raffreddamento delle estremità era tale che non sentiva più il beneficio dei calzari che gli erano stati messi. Gli era stato dato il viatico alle sette di sera, alle cinque del mattino gli si somministrò l’olio santo. Qualche parola gli uscì ancora dalle labbra: “Italia è fatta….” ”ormai la cosa va….”

L’armonia della religione e della civiltà farà cessare la rivoluzione in tutta Europa….” Queste frasi intervallate dai rantoli dell’agonia testimoniavano i grandi pensieri che occupavano quella grande e nobile mente nel momento della fine.

Cinque minuti prima delle sette tutto era finito”.

 Dopo la morte di Cavour Re Vittorio decide di rimandare Nigra a Parigi come Ministro Residente. Nigra si adopera subito per ottenere il riconoscimento del Regno d’Italia da parte della Francia, che arriverà nel mese di agosto.

Artom decide di mettersi a riposo in attesa di incarichi futuri da parte del nuovo Governo. Raggiungerà Nigra a Parigi come Segretario di Legazione nel 1863 e lì insieme proseguiranno l’opera di Cavour puntando, con l'aiuto della Francia, prima all’unificazione del Veneto e poi a quella di Roma, quel sogno che Cavour aveva sempre auspicato ma che non potè vedere avverarsi.

Nigra agisce sul piano diplomatico con iniziative che fecero scalpore, come quella della gondola veneziana sul lago di Fontainebleau a cui i giornali dell’epoca diedero grande risonanza. Nigra e Artom insieme concepiscono e mettono a punto formalmente la mossa che poi aprirà la strada verso Roma: per arrivare a Roma capitale occorreva far si che la Francia abbandonasse la difesa del Papa da parte della propria guarnigione di stanza a Civitavecchia. Dopo lunghe e laboriose negoziazioni con Napoleone III si concludeva, nel 1864, la Convenzione di Settembre, così detta perché firmata in quel periodo, con cui la Francia si impegnava a ritirare la propria guarnigione romana in cambio del trasferimento della capitale del Regno d’Italia da Torino a Firenze. Un accordo che creerà gravi disordini a Torino, città che perdeva prerogative e posti di lavoro, ma che garantiva l’annessione futura del Lazio e di Roma ponendo fine al potere temporale del Papa, nel segno di quell’assioma esistenziale che Cavour aveva sempre scandito forte e chiaro. “Libera Chiesa in libero stato”.

I disordini del 1864 a Torino preoccupano gravemente il Re Vittorio Emanuele II che scrive il 16 ottobre 1864 a Nigra una lunga lettera pregandolo di intercedere presso l'Imperatore affinché risolvesse il problema romano ritirando le proprie truppe da Roma; scrive il Re:

"La città di Torino si trova in una triste posizione agitata dai partiti estremi. I Repubblicani tentano di sollevare il popolo contro il Governo accusandolo del tradimento per la cessione di Nizza e Savoia e accusando l'Imperatore di Francia di abbandonare l'idea di Roma come capitale d'Italia. Vorrei che l'Imperatore sappia che il Governo non ha mezzi per contrastare il partito repubblicano. Il Governo può fare un altro Aspromonte ma non può dirigere i partiti. Il momento è grave: sinché non verrà risolto il problema italiano Io rischio di perdere tutto il mio prestigio e il controllo del paese. Il partito d'Azione diretto da Cavour e da me ha diretto le operazioni ma ora si trova in disaccordo con me e rischia di rovinare tutto. Vi prego, caro Nigra, di dire chiaramente all'Imperatore che dobbiamo ottenere la cessione delle Venezie, o tramite un Congresso oppure con trattative dirette con l'Austria.Ho tante prove dell'amicizia dell'Imperatore che sono sicuro verrà ancora una volta in mio aiuto. Convincetelo ad evitarmi terribili conseguenze, in cambio Io potrei aiutarlo sulla questione ungherese.

Tutto ciò è all'insaputa del Ministero per cui parlatene solo con lui ma mi raccomando fatevi dare una risposta urgente e sopratutto positiva. Conservatemi la Vostra cara amicizia".

La guerra del 1866 contro l’Austria, impegnata a difendere i propri confini dall’attacco della Prussia, consentirà al Regno d’Italia di annettere le Venezie (con l’eccezione del Trentino Alto Adige che faceva parte del Tirolo austriaco, e di Trieste con l’Istria), cedute dall’Austria alla Francia e girate da quest’ultima all’Italia. Un plebiscito popolare, dai contorni non troppo chiari, ratificherà l’annessione delle Venezie all’Italia.

Per Roma occorrerà attendere la fine del 2° impero francese, avvenuta nel 1870 a seguito della sconfitta dell’armata francese nella guerra contro la Prussia che aprirà la via verso Roma capitale.

Nigra si distinguerà per la difesa dell’Imperatrice Eugenia e della principessa Maria Clotilde di Savoia dalla folla rivoluzionaria mentre Artom compirà ulteriore capolavoro quando riuscirà a creare le premesse diplomatiche perché l’ingresso a Roma avvenisse senza che né la Francia né l’Austria potessero porvi ostacolo.

Con Nigra e Artom ritroviamo gli interpreti più sagaci ed efficaci della diplomazia Cavouriana, nata e cresciuta grazie alle capacità che questi due piemontesi hanno saputo esprimere, forti di un amor di patria, di una onestà comportamentale, di una abnegazione e di una preparazione uniche.

Di loro Cavour ebbe a pubblicare lodi sul giornale l’Opinione del 2 agosto 1860 scrivendo:

“ Non vi sono fatti nella mia vita politica di cui maggiormente mi compiaccia, che di aver saputo scegliere a collaboratori intimi ed efficaci, nel disimpegno dei negoziati più delicati e difficili, prima il signor Costantino Nigra, poscia il signor Isacco Artom, giovani di religione diversa, ma del pari d’ingegno singolare e precoce, di zelo instancabile, di carattere aureo”.

Entrambi sono stati completamente dimenticati in tutte le celebrazioni del 150° anniversario della proclamazione del Regno d'Italia. Ma questo è il destino dei giusti, di coloro che operano per gli interessi del proprio paese e non per i propri scopi personali.

Di questi protagonisti non si parla perché sono troppo diversi dalla mediocre statura di alcuni storici, di molti politici e di tutti coloro che, nella loro visione sociale, non hanno i valori di libertà, onestà e amor di Patria e delle cui azioni, nell'ultimo mezzo secolo di vita italiana,  oggi forse tutti noi paghiamo le conseguenze.

Sarebbe auspicabile che il Canavese e Castellamonte ricordassero concretamente oggi Nigra come la città di Asti ha fatto per Artom in occasione del centenario della sua morte erigendo un piccolo monumento ricordo nel centro della città.

 GIORNATA DI STUDIO - sabato 25 settembre 2010 - dalle ore 15 alle ore 18

 Cavour e Nigra: una simbiosi intellettuale straordinaria per l’Unità d’Italia

 Programma dei lavori

La manifestazione avrà luogo a Castellamonte nel giardino (in caso di bel tempo) o nella sala conferenze (in caso di cattivo tempo) del Castello dei Conti di San Martino, sulla collina prospiciente la città in posizione panoramica e suggestiva con il seguente programma:

       Moderatore Carlo Demarchi

  • Saluto dell’Assessore alla Cultura del Comune di Castellamonte   Nella Faletti Geminiani
  • Introduzione ai lavori  Nerio Nesi     Presidente Associazione Amici della Fondazione Cavour

       Il Piemonte risorgimentale visto da un diplomatico: “Il Re, il Conte e la Rosina, di Henry D’Ideville”: diario di un             diplomatico alla Corte dei Savoia.   Vittorio G. Cardinali - giornalista e scrittore Presidente dell’Associazione                   Immagine per il Piemonte

 La preparazione di un matrimonio molto diplomatico (1858-59)   François Forray – membro de l’Academie de Savoie con sede a Chambery

 intervallo caffè –

  • L’alleanza con la Francia:

     il capolavoro del binomio Camillo Benso Conte di Cavour e Costantino Nigra  Roberto Favero – studioso del            Risorgimento

Presidente dell’Associazione Culturale Costantino Nigra

 Letture storiche  a cura di Mario Brusa, attore.

  • Conclusione dei lavori

        Nerio Nesi con il Sindaco della città geom. Paolo Mascheroni

rinfresco –

La manifestazione rientra nel programma ufficiale della Mostra della Ceramica di Castellamonte 2010.